Maggie's Farm: Max Arrigo, chitarrista,
compositore, cantante, fondatore degli Shanghai Noodle Factory, band di
southern rock, usciti di recente con il loro primo CD... Come si arriva agli
Shanghai, Max?...
Max Arrigo: Il progetto di una band di southern rock nasce all'inizio degli
anni Novanta, a Torino, la città in cui sono nato e dove ho vissuto fino a
qualche anno fa... Tutto inizia alla fine degli anni Ottanta quando entro in
questo negozio di dischi di Torino e, tra i dischi in offerta a poche
migliaia di lire, trovo un disco dei Lynard Skynyrd... Mi trovo a guardare
sulla copertina queste facce da brutti ceffi e rimango folgorato da queste
immagini... con questi musicisti che sembravano dei cowboy... Il disco si
intitolava "Second helping"... Allora lo faccio mettere su dal negoziante e
sopra c'era il famoso pezzo "Sweet home of Alabama"... E' stata la
scintilla...
MF: Folgorato sulla via di Damasco dal southern rock, dunque...
MA: Esatto. Io suonavo già da piccolo la chitarra, prima quella acustica e
poi, anni dopo, l'elettrica...Dopo le scuole superiori avevo fatto un
viaggio negli Stati Uniti ed al mio ritorno avevo deciso di comprare appunto
una chitarra elettrica. Fatto sta che proprio con quel disco nasce l'idea di
metter su una band di southern rock... Misi su così la mia prima band, i
Badweiser, gioco di parole con la marca della birra Budweiser (giocato sul
termine "bad", "cattivo", invece di "bud")... Come periodo siamo tra il 1991
ed il 1992... Sono quelli i miei anni d'esordio "elettrici"... Dopo vari
cambi di formazione creiamo una formazione stabile che fa southern rock...
In origine, in particolare, eravamo in pratica una tribute band dei Lynard
Skynyrd... Facevamo poi anche cover degli Outlaws e delle altre band che
arrivavano dal sud degli States, con quelle sonorità tra il country ed il
blues, con la chitarra slide e via dicendo...
Quasi contemporaneamente ho conosciuto anche gli Allman Brothers, altra band
che mi ha influenzato moltissimo anche per la presenza della slide... E'
stato quando ho sentito la slide di Duane Allman che sono diventato
prettamente un chitarrista slide...
MF: Hai studiato oppure sei un autodidatta?
MA: Ho preso qualche lezione qua e là ma ho imparato molto di più dai
dischi... Come diceva Bruce Springsteen, in una sua canzone, si impara molto
di più da tre minuti di un disco che da tutto quello che si insegna a
scuola... L'ascolto dei dischi serve moltissimo... E poi naturalmente
osservare i musicisti durante i concerti dal vivo... Vedere dal vivo come
suonano i chitarristi...
MF: Come andavano le cose con quella tua prima band?
MA: Giravamo soprattutto nel Nord Italia ed avevamo un sound consolidato.
Avevamo un buon
cantante che aveva una voce che ricordava molto quella di Ronnie Van Zant,
la voce originale dei Lynard Skynyrd...
MF: Quanto tempo siete andati avanti con i Badweiser?
MA: Un paio d'anni... Facevamo cover ma io avevo già l'ambizone di scrivere
pezzi originali... Siamo andati avanti fino al 1994 poi la band si è sciolta
dopo vari cambi di formazioni... Inoltre il chitarrista si era trasferito a
Londra, così ho cominciato a provare a cantare io... In realtà già da prima
canticchiavo, poi naturalmente cominciando a fare un bel po' di concerti ho
pian piano imparato a fare il cantante-chitarrista... In seguito decidemmo
di cambiare il nome... Misi su una nuova band chiamata 20 Mule Train... Il
nome veniva da quei vagoni pesantissimi trainati da venti muli che
trasportavano carbone nella Death Valley, la Valle della Morte tra
California e Nevada... Così, per dare l'idea del traino... Dopo di che,
successe che a Torino esisteva un'altra band, i Southern Steel... Tanto per
capirci ed usare un paragone altisonante, eravamo un po' come i Beatles ed i
Rolling Stones... C'è stato un momento in cui entrambe le band si erano
sciolte... Capitò allora che ricevetti una telefonata dai due componenti
della sezione ritmica dei Southern Steel... Tieni conto che loro avevano
suonato anche negli States, ad un raduno indetto dalla moglie di Ronnie Van
Zant ed al quale erano stati invitati molti gruppi che suonanvano southern
rock... Quindi avevano avuto anche già una certa notorietà. Mi dissero che
la loro band si era sciolta e mi chiesero se volevo fare qualcosa con
loro... Avvenne quindi una fusione storica tra i due gruppi, dalla quale
nacquero i Voodoo Lake, la prima vera band con pezzi originali... Io avevo
infatti già dei pezzi pronti e realizzammo il nostro primo disco, intitolato
semplicemente Voodoo Lake, come il
nome della band. Naturalmente il nome veniva fuori dal titolo di un pezzo
dei Lynard Skynyrd. Fu il bassista a proporre questo nome, che a me piaceva,
e venne accettato...
MF: Se dovessi provare a spiegarlo a parole... Come mai
questa musica ti prende così tanto?
MA: Direi che è qualcosa di ancestrale, qualcosa che ti prende e non ti
lascia più... Tutto quel genere di musica popolare va a colprie il nostro
vissuto interno, la nostra storia... E' un genere di musica che ti
sceglie... Non sei tu a sceglierla... Al di là dei testi, è la sonorità
stessa che ti prende... Senti questo sound che emana calore, suoni di
chitarra caldi, queste voci calde, tra il blues ed il country, e rimani
affascinato. Ti immagini subito questi paesaggi americani... Sei subito
avvolto e catturato da questa atmosfera...
MF: E a Torino andava, all'epoca, questo tipo di musica?
MA: No, all'epoca andava il blues... Poi arrivammo noi con questo sound, con
questo termine, southern rock, che era una cosa nuova e che ha creato un
certo interesse. Era una cosa un po' diversa... Anche un po' spiazzante. Ad
esempio, quando dovevano recensirci sui giornali, non sapevano bene cosa
scrivere... C'era il rock, c'era il blues, ma il southern rock non si sapeva
bene cosa fosse... In seguito poi le cose sono cambiate... Quando
cominciarono a passare pezzi come "Sweet home of Alabama" in radio, etc.
MF: A chi si può far risalire storicamente questo genere?
MA: Sicuramente agli Allman Brothers che già alla fine degli anni Sessanta,
inconsciamente, hanno creato delle sonorità southern rock... I padri
fondatori sono loro... Con la loro chitarra slide inserita in un contesto
rock... Tra l'altro loro erano ragazzi di campagna che venivano dal Sud...
Per capirci... Duane girava col camioncino del latte... Da loro poi sono
nate altre band cresciute con gli Allman... Lynard Skynyrd... Outlaws...
Marshall Tucker Band, che era molto più sul country... Il southern rock ha
poi preso varie facce... Quella più country, quella più rock, quella più
rhythm and blues... Ma venivano tutti da un bacino rurale del Sud degli
U.S.A., quindi veniva tutta catalogata come musica southern rock...Erano
tutti sotto la bandiera confederata...
MF: Tu hai iniziato a scrivere testi e musica... Facevi tutto da solo come
autore?
MA: Diciamo che io avevo dei pezzi che poi arrangiavamo insieme con
l'apporto di tutta la band...Quello è stato il primo periodo di "successo",
con una bella recensione di Buscadero... Eravamo all'inizio degli anni
Duemila... La recensione riguardava "Voodoo Lake", il nostro primo album,
che era composto interamente da pezzi originali... Abbiamo iniziato a
girare, siamo stati in Germania... Ci furono anche diversi cambi di
formazione, perchè poi quando inizi a fare le cose seriamente c'è sempre
qualcuno che dice "non ce la faccio", etc... Eravamo tre chitarre soliste,
io alla slide, basso e batteria... Poi in seguito due chitarre e tastiere,
basso e batteria (al basso e tastiera c'erano due degli attuali membri dei
Silvertrane). In un certo periodo abbiamo avuto anche una cantante...
MF: Quanti dischi avete registrato?
MA: Due... Il secondo, intitolato "Flowers in the sand", ebbe belle
recensioni in Germania, però in Italia venne un po' snobbato... Era meno
d'impatto rispetto al nostro primo CD, era più ricercato... Perdemmo una
fetta di pubblico del primo disco ma ne guadagnammo altro.. Anche questo
secondo lavoro aveva tutti pezzi originali... Ma con questo album si chiuse
l'avventura con i Voodoo Lake... Collaboravamo con molte band, anche con
artisti e gruppi stranieri come Rebel Storm, una band di rock sudista, ed i
Flatman, una band tedesca. Diciamo che si creò una rete
Italia-Germania-Stati Uniti... Poi una band giapponese, i Savoy Truffle, che
ora sono molto conosciuti... E ancora Pat Savage, Johnny Neal con i Wind...
A Torino si creò un piccolo giro di southern rock e blues e c'eravamo creati
una certa rete di contatti grazie anche a Gritz, un sito molto famoso di
southern rock con un musicista-giornalista che ha scritto di southern rock
praticamente da sempre... E poi ancora i Liquid Groove Mojo, una band
proveniente dall'Arkansas, che era poi la band di Joe Pitts... Abbiamo fatto
delle date insieme e siamo diventati amici con Joe...
MF: In che anno si sciolgono i Voodoo Lake?
MA: Nel 2006... Facemmo come si suol dire un finale col botto... Ci aveva
contattati questo
armonicista, Hook Herrera, che aveva suonato con Willie De Ville, aveva
suonato nei dischi dei Govt Mule, conosceva tutti, Richie Sambora, il
chitrarrista di Bon Jovi, conosceva praticamente tutti i bluesman... Ci
aveva contattato tramite myspace, siamo nel 2005, aveva ascoltato le nostre
cose...Iniziò così una collaborazione con Herrera... Facemmo un concerto
bellissimo e le cose finirono male...hai presente il film "The commitment"?
Dove finisce a botte tra tutti? Fu un concerto pieno di gente, ma alla fine
ci siamo arrabbiati a vicenda per un accumulo di tensione... Stavamo
prendendo strade diverse... Io avevo già da tempo in testa l'idea di un trio
e avevo iniziato a collaborare con Roberto e Sandro, batterista e bassista
con cui misi su la nuova band, musicisti che avevano suonato a Torino in
moltissimi gruppi... Erano le persone ideali. Nascono così gli Shanghai
Noodle Factory... Avevamo pronti un tot di pezzi e venne fuori un bel sound.
L'apice lo raggiungemmo in un festival a Furt, vicino Norimberga, il Furt
New Orleans Festival, mi sembra si chiamasse così. Suonammo davanti a 2500
persone che ci hanno acclamato con entusiasmo... In Germania va moltissimo
questo genere, molto più che in Italia... Cantavo io, all'epoca... Poi nel
2008 siamo andati negli Stati Uniti per un piccolo tour insieme a Joe Pitts
che ci aveva organizzato delle date... Suonammo in Arkansas, Mississippi,
Florida, Alabama... Rimanemmo una decina di giorni e fu un'esperienza
bellissima... Vivere il blues sul posto...Fu davvero un traguardo
raggiunto...
MF: Mi chiedo come potesse essere accolta una band di southern rock che però
veniva dall'Italia... Non era un po' difficile per voi farvi accettare dagli
americani?
MA: Ma sai... gli americani non è che si pongono problemi... Anzi magari per
loro suonava più esotico anche per la pronuncia... Un po' come quando in
Italia andavano di moda i gruppi che cantavano in italiano con accento
anglosassone, negli anni Sessanta... Il tour americano andò benissimo... Ci
hanno accolto dovunque a braccia aperte... Suonammo in club piccoli e medi,
ed in ogni locale trovammo davvero un bel pubblico... Passarono anche alcuni
nostri brani in radio...
MF: Poi so che è avvenuto un cambiamento importante nella
tua vita...
MA: Sì... Verso la fine del 2008 ho lasciato Torino dove facevo
l'educatore... La crisi si stava facendo sentire e il lavoro cominciava a
scarseggiare... Le cooperative erano alquanto in difficoltà e non c'erano
più molte opportunità di lavoro. Allora inviai una domanda di impiego... Ero
indeciso tra l'Emilia-Romagna e la Valle d'Aosta. Scelsi quest'ultima e mi
risposero subito. Mi sono dunque trasferito ad Aosta nell'ottobre del 2008.
All'epoca stavamo lavorando all'idea di un disco con gli Shanghai...
Naturalmente andavo spesso giù a Torino a provare... Va detto che come in
tutte le band cominciammo ad entrare in un periodo di crisi in cui ci
accorgemmo che le composizioni che stavano venendo fuori mancavano di
qualcosa... Fino a quel momento avevamo registrato dei demo ma vedevamo che
mancava qualcosa. Va detto che io sono essenzialmente un chitarrista, e come
cantante ho una voce abbastanza blues, che però ci siamo resi conto non
andava bene per i pezzi che stavamo componendo o non per tutti almeno. La
struttura dei nuovi brani richiedeva una voce più rock, capace anche di
virtuosismi... E' stato allora che, probabilmente in maniera inconscia, è
iniziata la ricerca di qualcuno che facesse solo il cantante nel gruppo ed
avesse quelle caratteristiche vocali... Il caso volle che organizzammo un
concerto di Joe Pitts all'Hotel California di Champoluc e tra il pubblico
c'era Diego Tuscano, cantante di Ivrea che aveva cantato in vari gruppi, che
avevo già incrociato ad Aosta qualche volta. Da lì ci conosciamo, gli dico
che suono in una band e lo invito a venire qualche volta a vederci e magari
a cantare con noi... Lui si è presentato a una prova della band. Si era
preparato dei pezzi ed è scoccata la scintilla. Abbiamo subito capito che
era quello che ci mancava, quello che stavamo cercando ed allora abbiamo
capito che potevamo veramente pensare di completare il disco...
MF: E allora parliamo di questo vostro primo album di recentissima uscita,
Second Nature...
MA: Second Nature è il nostro primo disco ufficiale, uscito a dicembre
2009... Raccoglie pezzi che avevamo già pronti prima dell'arrivo di Diego e
che avevo cantato io in fase di prova... La cosa sorprendente è che
sembravano scritti proprio per la voce di Diego... Sono pezzi che ho scritto
io, il riff e la struttura della canzone... Poi con Sandro, il bassista, c'è
stato un secondo lavoro di arrangiamento. O in alcuni casi, come in Away
from you, Sandro è arrivato con un giro di basso, io ho detto "aspetta fammi
provare..." e da lì è nato il pezzo...
MF: Quindi sono tutti pezzi per i quali è nata prima la musica?
MA: Esattamente... sulla musica abbiamo poi scritto il testo... Hard times
are coming, il secondo brano del disco, lo avevo scritto per la mia voce già
un anno prima e quindi lo canto io... L'avevo scritto per me e avevo già
intenzione di interpretarlo io... Tutti gli altri sono cantati da Diego
tranne l'ultimo, The moon is knocking, l'unico pezzo acustico del CD, che è
una lullaby che ho scritto per la nascita di mia figlia Dharma, un brano un
po' ispirato anche alle montagne valdostane...
MF: Il disco è composto da cover e materiale originale...
MA: Sì... C'è Good morning little schoolgirl di Sonny Boy Williamson, un
pezzo che mi è sempre
piaciuto particolarmente e per il quale abbiamo anche fatto un arrangiamento
particolare... Abbiamo in questo senso cercato di rispettare la tradizione
delle grandi band degli anni Settanta che prendevano un pezzo antico e lo
riadattavno al proprio sound... Così è stato anche per noi... Ed anche per
Come on in my kitchen, una cover di Robert Johnson... Quello è stato un vero
e proprio tributo che abbiamo voluto fare a Johnson dopo il viaggio che
abbiamo fatto negli States... Tra l'altro siamo stati anche al celebre
crossrads, il crocicchio dove la leggenda vuole che Robert Johnson abbia
fatto il famoso patto col diavolo... A Clarksdale nel Mississippi... nel
punto di intersezione della Highway 49 e della Highway 61.
MF: E tu hai provato a fare patti con qualcuno, laggiù nel Mississippi?
MA: Non si sa... Probabilmente il patto non è stato fatto, però un aiutino
ci è stato dato perchè quando siamo tornati abbiamo trovato Diego... Che non
è esattamente il diavolo ma poco ci manca (risate)...
MF: Come mai questo titolo, Second Nature?
MA: Sarebbe un po' la seconda natura degli Shangai Noodle Factory... Quindi
risaliamo al dualismo dell'esistenza, il bene che convive col male... Il
blues è anche questo...
MF: Nel pezzo che dà il titolo al disco, Second nature appunto, avete anche
un ospite...
MA: Sì, un ospite prstigioso... Si tratta di Jono Manson, autore,
chitarrista, cantante newyorkese.
Attualmente vive a Santa Fè per motivi sentimentali, ma anche creativi... si
è creato il suo studio lì...L'ho conosciuto agli inizi degli Shanghai...
L'avevo contattato dicendo che avevo questa band... Va detto che sono sempre
stato un suo fan, fin dal '97... Gli chiesi se potevamo fare un concerto
insieme. Lui mi disse "va bene" e così abbiamo organizzato un concerto al
Gilgamesh di Torino con lui alla voce...Quello fu un periodo prolifico per
noi in quanto a collaborazioni... Pensa che abbiamo anche collaborato con
Marc Ford, il chitarrita dei Black Crowes. Avevamo suonato come band di
apertura a un loro concerto il che ci aveva dato una visibilità pazzesca,
sempre al Gilgamesh... Tornando a Jono Manson, la collaborazione è
continuata e quando è nato il pezzo Second nature ho pensato che la voce di
Jono sarebbe stata perfetta per come era strutturato. Lui ha sentito il
pezzo e gli è piaciuto subito e ha accettato immediatamente di partecipare
al disco come special guest...
MF: Ci sono anche altri ospiti...
MA: Sì, c'è Joe Pitts che suona in Son of the witch, l'assolo finale... Un
pezzo che era già presente in un' altra vesione sul secondo album dei Voodoo
Lake...
MF: Dove avete registrato il disco?
MA: A Torino, al Rainbow Studio di via Valprato... E' stato registrato quasi
tutto live, del tipo "buona la prima", con alcune sovraincisioni...
Naturalmente la voce è stata sempre sovraincisa. Ma abbiamo sempre cercato
di cogliere l'aspetto live... di cogliere l'attimo... I musicisti sono
Roberto Tassone alla batteria, Alessandro Picciuolo al basso, Diego Tuscano
alla voce ed il sottoscritto alla chitarra slide e voce... Questa è la band
sul disco ma di recente, per vari motivi, Roberto Tassone ha dovuto lasciare
la band e alla batteria è subentrato Gianluca Chamonal dell'Elettrocirco.
MF: Come sta andando il disco?
MA: Sta andando molto bene... Abbiamo una distribuzione in Germania molto
buona, due distributori importanti, Just for kicks e Baerchen Records. Poi in
Inghilterra abbiamo Mojo Records Limited, un'etichetta di un ragazzo
italiano che da molti anni vive in Inghilterra e che collabora con il
Compound Studio di Marc Ford a Los Angeles. E' un ottimo giro che ci
permette di stare ai margini della Serie A, avendo la possibilità di venire
a contatto con gente che suona nel circuito principale... Poi abbiamo questa
distribuzione Bands of Dixie in Francia... Per l'Italia i dischi sono
distribuiti principalmente da Rock and Folk di Torino e anche da Paper Moon
di Biella. E poi naturalmente tramite i siti che abbiamo citato, Mojo,
Baerken, Just for kicks e Bands of Dixie... E' uscito anche un bell'articolo
di Marcello Matranga su Buscadero...
MF: So che siete in tour per presentare il nuovo disco...
MA: Sì, abbiamo fatto diverse date tra Torino e la Valle d'Aosta... Date
anche con Joe Pitts, Jono Manson e Pat Savage... Prossimamente faremo delle
date in Lombardia e poi in Emilia Romagna e Marche... Il 5 giugno suoneremo
in Germania allo Sprevald Festival, un festival di southern rock vicino
Berlino, un'area verde con le paludi... Sarà molto bello...
MF: Per concludere, so che parallelamente stai svolgendo anche un'altra
attività collaterale, diciamo così...
MA: Sì, sono direttore artistico dell'Espace Populaire di Aosta e sto
organizzando una serie di concerti. Inoltre ho inaugurato da pochissimo
l'Aosta Blues Society, un gruppo su facebook
MF: Ecco, parliamo dei contatti Internet...
MA: Per quanto riguarda gli Shanghai Noodle Factory c'è
www.myspace.com/maxarrigo
Su facebook ci sono sia come Max Arrigo che come Shanghai Noodle Factory.
Per quanto riguarda invece Aosta Blues Society, il gruppo esiste in modo
virtuale su facebook ma nasce con lo scopo di creare momenti di incontro
magari mensile o bisettimanali con tutti gli amanti del blues e che avranno
l'Espace Populaire di Aosta come luogo fisico... dove si faranno delle jam
sessions momenti di ascolto momenti di scambio, un luogo dove incrementare
la clutura del blues e del rock...
MF: Curiosità finale: come nasce il nome del gruppo...?
MA: Da un pezzo dei Traffic dal disco Last Exit... Il testo mi dava una
dimensione psichedelica, un posto senza spazio senza tempo dove ognuno può
fare quello che vuole... molto onirica...
la fabbrica di spaghetti di Shanghai... :o)
a cura di Michele Murino - foto di Luca Perazzone
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