KEY WEST - di
Maurizio Fava (miscio.tux)
Key West - Prima Parte
1. La Storia
La prima "linea di fuga" che si incontra in Key West è quella storica.
Siamo di fronte all'assassinio di un presidente. Non importa se il luogo
in cui ci troviamo è reale o immaginario, dove sia geograficamente nel
mondo, perchè quello che determina la disposizione mentale in cui ci
muoviamo è questo punto della Storia che emana la sua luce oscura. Dylan
la fissa sempre tramite l'occhiale della musica popolare, perché la
prima frase è una citazione da “White House Blues” (1) di Charlie Poole
del 1926, canzone n°16 della “Anthology of American Folk Music” di Harry
Smith. Rintracciare le sue reali origini è però quasi impossibile. E'
noto che, come ricordato per l'occasione da Greil Marcus, già nel 1915
D.H.Lawrence, (proprio quello dell’ “Amante di Lady Chatterley”) ne
cantava una versione, il che fa pensare che l'originale fosse
antecedente. La scrittrice Eleanor Farjeon, amica di Lawrence, ricorda
un sabato sera in cui egli eseguì canzoni, molte delle quali erano
spirituals, ma che "ci impressionò anche con una ballata americana
sull'assassinio del presidente McKinley con parole di brutale giovialità
cantate su un'aria di ritmata dolcezza." Forse allora non è un caso che
questo palese contrasto tra la gravità del racconto e la leggerezza
della canzone si ritrovi anche nella performance di Dylan. Risate tra le
lacrime. Che cosa significa questa dualità? La versione della canzone
che possiamo ascoltare da George Poole è molto simile alle linee di Key
West: “McKinley hollered, McKinley squalled/Doc said to McKinley, "I
can't find that ball" - ma se nell'originale il chirurgo non riesce a
trovare la pallottola nell’enorme ventre di McKinley, lì assistiamo,
mentre la morte del presidente si avvicina (“death is on the wall”),
alla richiesta di una confessione da parte del dottore (“Say it to me,
if you got something to confess”). E’ opportuno allora tornare alla
vicenda come ci è tramandata. McKinley non morì subito, ma diversi
giorni dopo l'attentato, per cancrena, anche perché l'unico chirurgo che
fu reperito era un ginecologo e l'intervento fu eseguito senza
asepsi.Questo fece sorgere nell'immaginario collettivo l'idea che le
pallottole fossero avvelenate, il segno della volontà di rappresentare
l'assassino come un mostro, un essere che non apparteneva al consorzio
umano, ma anche una curiosa coincidenza, per un fan di Dylan.
Come ci dice la canzone, “he was going down slow”, se ne andava
lentamente. Era il 1901 nel corso dell'esposizione Panamericana di
Buffalo, una di quelle fiere muscolari di cui il capitalismo si serve
per associare la sua esistenza all'idea di progresso e per definire
progetti di accumulazione in nuovi ambiti. Il giorno prima il presidente
aveva pronunciato un discorso trionfalistico, in cui si diceva che la
nazione era in uno stato di prosperità senza precedenti e il fatto che
tutti ne fossero partecipi "è visto in ogni comunità Americana". In
realtà, anche se l'economia si stava riprendendo dopo la grande crisi
degli anni precedenti (2) essa aveva inciso profondamente sulle
condizioni di certi strati di popolazione che non avevano recepito
nessun sollievo, (Come ovvio a quei tempi non si parlava nemmeno di
ammortizzatori sociali). Perché Dylan prende questi fatti storici e li
inquadra sullo sfondo di Key West, che rappresenta un limite estremo
geografico dell'America, una sorta di "frontiera"? Perdonate se mi viene
la battuta: Key West - ultima frontiera. Si tratta però più di una
battuta, perché la presidenza McKinley fu veramente quella con cui si
concluse l'era della frontiera interna, quella in cui le contraddizioni
strutturali si spostavano all'Ovest e le crisi e lo sviluppo del
capitale potevano trovare una loro soluzione meramente quantitativa
nell'enormità delle ricchezze naturali. Quando la nuova terra finisce,
l’orizzonte esterno non c'è più e lo si tocca con mano, la frontiera
diventa non più quella degli occhi, ma quella dell'anima. Diventa la
decisione di ciò che si vuol essere, la proiezione di ciò che si ha
dentro. Qui ci sono i peccati che il dottore chiede a McKinley di
confessare. Nemmeno nel 1901 l’America si interrogò o trovò la propria
anima. Non ci si chiese perché un giovane anarchico disperato e solo
sparava ad un presidente che vedeva, senza sbagliare di tanto, come il
faccendiere di Wall Street e della grande borghesia. Lo si preferì
classificare come un problema importato dal modo di pensare della
vecchia Europa, alieno, profondamente non americano. Tanto da torturarlo
in carcere per fargli confessare inesistenti complici, mandarlo sulla
sedia elettrica dopo un processo sbrigativo, per poi cancellarlo come un
corpo estraneo insieme ad ogni memoria. I suoi vestiti furono bruciati e
in una deriva che solo la psicoanalisi può spiegare, il suo cadavere fu
sciolto nell'acido. Ciò che emerse della coscienza americana nel nuovo
secolo furono la violenza e l'imperialismo mascherati di belle parole.
La presidenza McKinley fu un momento cruciale in cui di fronte alle
contraddizioni interne gli Stati Uniti scelsero di essere una potenza
imperiale, con la guerra Ispano-Americana, l'annessione delle Hawaii,
l'occupazione di Portorico, Guam e Filippine. Un’occasione perduta,
anche se teorica, poiché dubito che ci fosse allora la possibilità e la
maturità reale per una tale riflessione, al pari di quella, forse più
grave, dopo la morte di Kennedy. Ciò che si rimuove però è condannato a
ritornare e farti rivivere il passato. Ciò di cui non ci si rese conto
allora, non fu solo che si stava costituendo una nazione imperiale, ma
che anche la sua negazione era possibile, il sogno di una frontiera
costruita su libertà, rispetto e dignità per ogni uomo. Il sogno
dell’altra America, quella che ci arriva ancora attraverso la voce
rovinata di questo vecchio ottantenne. L’America che amiamo, come amiamo
questa voce. Penso che Dylan semini tracce, in tutta la canzone,
legandola sottilmente a MMF. Non solo ci sono due presidenti uccisi e
due riflessioni mancate in momenti cruciali, ma anche i segni di una
scelta che segue la via più facile, quasi infantile ("Hush little
children" viene proprio da "White House Blues", vedi nota (1); in
entrambe si diventa "dizzy", straniti, o per la superficialità di Miss
Lizzy o a causa di "fiori Cinesi", che indicano la droga); troviamo il
tema della radio, probabilmente fondamentale, su cui bisognerà tornare,
e infine, ma forse qualcuno scoverà altri collegamenti, il commiato al
patriottismo (3).
(1)
https://www.oldielyrics.com/lyrics/charlie_poole/white_house_blues.html
– La cinica frase della versione di Charlie Poole, “Hush up, little
children, now don't you fret, You'll draw a pension at your papa’s
death” ( Zitti bambini, non vi preoccupate, prenderete la pensione alla
morte di papà) ha chiaramente dei legami con “Hush li'l children, you'll
soon understand” che si ritrova in MMF. Poole non se la inventa, ma la
riprende dal cluster di ballate provenienti dalla vicenda di Casey Jones
(
https://en.wikipedia.org/wiki/Casey_Jones ). La “sublime
indifferenza” di Poole nei confronti dell’assassinio si comprende
inserendolo nel suo contesto sociale, (analizzato da Thomas Ruys Smith
in - Dead Presidents: ”Charles Guiteau”, ”White House Blues”, and the
Histories of Smithville -
https://ueaeprints.uea.ac.uk/id/eprint/57852/ ) quello delle
fabbriche tessili degli anni 20 nella regione di Piedmont in Virginia,
una zona di rapida industrializzazione a partire dal 1880, in cui il
nuovo proletariato industriale formava una comunità coesa di “parentela,
esperienze lavorative condivise e cultura popolare”. La cultura
contadina dell’ hillbilly si adattava alle nuove condizioni di vita in
una forma che non era direttamente politica, non al livello di una vera
e propria coscienza di classe, ma costituiva piuttosto una forma di
spazio di sopravvivenza come il blues, una mediazione di senso per
coloro costretti comunque a vivere dentro le maglie definite dalla
cultura dominante.
(2)
https://en.wikipedia.org/wiki/Panic_of_1893
(3) In MMF abbiamo "goodby Uncle Sam", mentre in Key West, tutti gli
americani, incluso Dylan, sono costretti a "sposare una prostituta" nel
corso del giuramento alla bandiera (pledge of allegiance)
https://www.thoughtco.com/pledge-of-allegiance-brief-history-3320198
- Il giuramento venne inaugurato il 12 Ottobre 1892 quando circa 12
milioni di scolari americani la recitarono per commemorare il
quattrocentesimo anniversario del viaggio di Cristoforo Colombo.
(Potrebbe essere questa l'origine della misteriosa frase "12 milioni di
anime stanno ascoltando" che si trova in MMF.) Ciò non toglie che il
singolare sposalizio sia tratto dalla vicenda del profeta Osea, che però
non aveva 12 anni. Tra l'altro, nella parabola biblica la prostituta
rappresenta allegoricamente proprio una nazione, Israele, che ha tradito
il patto con Dio. Non mi sembra conseguente pensare che Dylan si
riferisca al suo Bar Mitzvah e alla religione ebraica, perché mai si è
espresso in questi termini verso tale religione e perché ha regolarmente
fatto celebrare il Bar Mitzvah dei figli.
Key West - Seconda Parte
2. Realtà e utopia: "both sides against the middle"
L'uccisione del presidente McKinley, per quanto importante, è il solo
evento della canzone che ci immerga direttamente nella Storia. E' una
porta attraverso la quale si entra, tramite una rimozione più che una
elaborazione retrospettiva, nell'inconscio americano, che oggi somiglia
così tanto all'inconscio di tutti. E ci si ritrova a Key West. Cosa
cercavano qui Ernest Hemingway e John Dos Passos, Archibald MacLeish,
Wallace Stevens, Robert Frost (1), e tanti altri? Qualcuno ha pensato
che vi scorgessero "la reminiscenza di un mondo infantile ideale, in cui
si possono sempre indossare pantaloni corti, polo e scarpe da ginnastica
e rimanere a casa da scuola"(2). Se questo può valere per il turismo di
massa, difficilmente tali personaggi potevano essere così ingenui. Il
loro era ancora un turismo elitario, che immaginava di trasfigurare
utopie di vita che non trovavano spazio in un società produttivistica e
puritana, nelle bellezze naturali, nel rifugio e nell'accondiscendenza
fornite da un luogo appartato. Su questi stessi sentieri però, a partire
dagli anni 60', anche Key West divenne la meta di un turismo di massa
dalle caratteristiche controculturali, dove i costumi e la droga erano
più tollerati, e ci si poteva immaginare trasgressivi senza esserlo.
Come riferisce una guida turistica:
[ In America all'inizio del XXI secolo la controcultura divenne
gradualmente parte del mainstream. A Key West, lo spirito di fuga dai
valori tradizionali e convenzionali, che aveva attratto gli scrittori e
gli artisti degli anni '30 e '40, prosperò nei decenni successivi e nel
presente. In tutti gli Stati Uniti nel ventunesimo secolo, uno Stato
dopo l'altro ha promulgato leggi che legalizzano il matrimonio gay e
rilassano le restrizioni sulla vendita di marijuana. Tali cambiamenti
catturarono la silenziosa conclusione della ribellione della generazione
del boom degli anni '60 e '70. Key West, con la sua atmosfera di festa
esuberante, arrivò a rappresentare una destinazione in cui alcuni degli
aspetti di quella ribellione, di solito condotti privatamente in altri
luoghi, potevano essere mostrati un pò più pubblicamente. Allo stesso
tempo, i valori immobiliari sono saliti.](3)
Possiamo allora visitarla un pò più da vicino, l'agognata meta balneare,
visto che Dylan ne nomina luoghi specifici. Passeggiando tra le note
incontriamo Amelia Street (4), una strada che non ha nulla di
particolare, se non i combattimenti tra galli che si potevano osservare
fino a qualche tempo fa. Un'altra citazione evanescente è quella
relativa ad una inesistente Mystery Street. L'unico mistero lungo
Caroline Street, una delle strade che costeggiano da vicino la dimora
invernale di Truman è quello di un'agenzia (Haunted Key West Tours)
inventata da un tale che guida i turisti vogliosi di emozioni alla
ricerca dei fantasmi di Key West, a suo dire la città più infestata
d'America (5). Il mistero però è presto risolto, perché i nomi delle
strade di Key West come quelli delle città americane non significano
molto, non hanno storia, sono solo nomi come "Newton Street", che non ha
nulla a che vedere con Sir Isaac. Anche quelli in qualche modo collegati
con la Storia, lo sono con una storia minore, di gente che ha trafficato
un pò, e del resto Dylan non cita questi riferimenti ma solo luoghi
"senza radici", come può essere Amelia Street. Le connotazioni più
precise sono forse anch'esse amaramente ironiche, perché a Bayview Park
ci si imbatte nel memoriale dei veterani del Vietnam (6), di fronte al
quale il narratore sembra non provare la tenerezza che da lui si
aspettano ("People tell me I ought to try a little tenderness"). Quella
tenerezza che l'ingenuo dell'iperconsumo è disposto a concedere a
chiunque, nella forma di superficiale pietà ("They can give you that
bleeding heart disease " (7)) , quando non mette in discussione il suo
status di privilegiato. A Mallory Square poi, non troviamo affatto la
Casa Bianca di Truman (8) che è invece abbastanza lontana. Vi si
incontra invece il classico turistificio postmoderno, con mangiafuoco,
fachiri, gatti che saltano attraverso cerchi infuocati (9), venditori di
souvenirs. Ciò che l'alloggio di Truman condivide con Mallory Square è
l'essere finto, una Casa Bianca finta, ectoplasmatica come l'immagine
che richiama, quella di un presidente che lancia bombe atomiche sul
Giappone stando in bermuda. Il fatto che Key West sia "under the sun,
under the radar, under the gun", non è poi difficile da associare alla
presenza della base della US Navy.
Si tratta insomma, come osserva
Carrera, di "un paradise divine con descrizioni da dépliant turistico".
Raccontata in questo modo Key West è molto più simile a Desolation Row o
a Scarlet Town che al paradiso. C'è certamente dell'ironia nel dipingere
una meta vacanziera con attributi celesti, come la chiave della porta
che conduce a innocenza e purezza, e il posto dove cercare
l'immortalità. Nessuno andrebbe a cercare il paradiso a Riccione o a Cin
Ciun Cian, (senza offesa, Juju!). Chi passeggia per queste strade però
non sembra partecipare al Carnevale, ma piuttosto lo trasfigura ("I'm so
deep in love that I can hardly see"), appartiene ad un'altra condizione
(o generazione), è nato "dalla parte sbagliata del binario", non ha mai
"vissuto nella Terra di Oz", ha "i piedi ben piantati per terra", sa che
la realtà è fatta di violenza ("Got my right hand high with the thumb
down"). Non possiamo allora fare a meno di domandarci come sia possibile
che questa stessa persona descriva Key West come un paradiso spirituale.
Qualcuno, secondo me con qualche probabilità di essere nel giusto, ha
associato questa canzone a "Goin' to Acapulco", il paradiso di chi non
ha l'alfabeto per chiamarlo tale(10). Qui non siamo però in una
situazione premoderna. La residenza estiva di Truman (con l'idea che
qualcuno si possa rilassare avendo sulla coscienza la vaporizzazione
istantanea delle vite di uomini, donne e bambini di due città, e
l'elenco degli orrori subiti dai sopravvissuti) in qualche modo fa il
paio con l'accostamento tra Anna Frank e Indiana Jones (che troviamo in
"I Contain Multitudes"), quella leggerezza che sperimentiamo passando,
davanti al televisore, dalla notizia di una strage alla pubblicità di un
materasso. I "Cristi color carne" di cui si faceva mercimonio in It's
All Right Ma' sono ormai entrati in noi e sono costitutivi di un
nichilismo che sembra ben oltre la portata della critica degli anni 60'.
Eppure a me pare che Dylan ci racconti che dato che siamo ormai qui, che
questa è la nostra realtà, da qui dobbiamo anche ripartire. In False
Prophet, per esempio, troviamo una citazione dal Libro Egiziano dei
Morti. La fonte è come ormai sappiamo, "Awakening Osiris" di Normandi
Ellis. Si tratta di un testo romanzato, adatto al gusto del lettore
casuale piuttosto che attento al rigore filologico. La stessa autrice
non è propriamente una storica, nè tanto meno un'egittologa, ma
piuttosto un'astrologa e chiaroveggente, che organizza viaggi in Egitto
dal sapore misticheggiante. Dovremmo dedurne che Dylan si butta dentro
un calderone New Age, che condivide la superficialità generale? Penso
piuttosto che sia stato attratto dal valore estetico della frase, come
ci ha abituato altre volte, all'uso dei materiali di provenienza più
disparata, dai sommi poeti ai depliant. A questo punto però si mette
assolutamente allo stesso livello del più alienato dei turisti, del
culone che spezza le dita di Paolina Borghese. Si mette nel punto in cui
la critica finisce e non può più salvarci da niente. L'eco di una
rielaborazione razionale della storia si perde nell'etere, come la morte
di McKinley, che non può più insegnare nulla. Non è la fiducia nel
"risveglio delle coscienze" che ci guida, almeno non più. L'idea è che
la Storia ormai non possa più parlare alle giovani generazioni (come
dice nell'intervista), almeno non con un processo critico, costruttivo e
razionale. Quell'uomo che conosce tutti gli spiritual gumbo-limbo (11) e
i rituali indù ed è per questo è ritenuto benedetto (People tell me that
I’m truly blessed) è anch'esso una figura immersa nell'ambivalenza. Può
essere il turista a caccia di esotismi da consumare oppure qualcuno alla
ricerca di senso. Anche qui dobbiamo intenderla con ironia? Molti hanno
osservato che esiste una poesia di Wallace Stevens titolata "L'idea di
ordine a Key West" (12). Apparentemente non c'è nulla che la colleghi
alla canzone di Dylan, tuttavia la eco di Stevens potrebbe essere ben
presente. Parlando del discorso poetico Stevens si chiedeva "This may be
benediction, sepulcher, and epitaph." Cioè se fosse da intendere come
una benedizione, una forza capace di incantare il mondo o solo un
contrattempo, come un epitaffio che distrae un attimo, sulla via del
sepolcro. Possiamo interpretare Key West come un tentativo di
trasfigurazione, una volontà di reincantare il mondo? Vediamo un
frammento dell'"Idea di Ordine":
Era la sua voce a rendere il cielo
più acuto nel suo scomparire.
Lei misurava puntualmente la sua solitudine.
Era l’unica artefice del mondo
in cui cantava. E quando cantava il mare,
qualunque cosa fosse, diventava
la sua canzone, perché lei lo creava.
Noi, guardandola camminare sola,
sapevamo che per lei non c’era mondo
tranne quello che cantava e, cantando, creava.
Gli accademici possono accapigliarsi chiedendosi se qui ci sia
idealismo, se il mondo della poesia sia completamente separato dalla
realtà, se questa "idea di ordine" sia il frutto della "volontà di
potenza", se, in modo molto postmoderno, tutte le realtà siano in fondo
costruite, per cui alla fine, nessuna descrizione del mondo può vantare
una superiorità ontologica. Quello però che mi sembra di vedere, con la
mia palese inettitudine nella raffinata arte di scrivere cazzate
sull'arte, è che mentre in Stevens la creazione è implicitamente quella
di una mente individuale, creazione che diventa condivisa solo
indirettamente, attraverso la struttura comune del linguaggio, il canto
di Dylan non è un canto in solitudine, i suoi materiali sono presi da
una storia sociale e collettiva. Un'altra poesia di Stevens, "L'Uomo con
la Chitarra Blu" fa al caso nostro (13):
L'uomo era curvo sulla chitarra/Una specie di sarto. Il giorno era
verde.
Dissero: «Hai una chitarra blu/Non suoni le cose come sono».
L'uomo rispose: «Le cose così come sono/Vengono cambiate sulla chitarra
blu».
Allora dissero: «Ma tu devi suonare/Una musica che ci trascenda, eppure
nostra,
Una musica sulla chitarra blu/Delle cose precisamente come sono».
Dylan non ha una chitarra blu, astratta, ma una chitarra elettrica. Le
cose che ha suonato hanno provocato un'onda d'urto sui modi di
percezione non perché ha trasceso la vile condizione di chi lo
ascoltava, riempiendola di contenuti che le erano estranei. Se ha avuto
una presa sull'immaginario collettivo è perché ha reso evidenti mondi
possibili che già esistevano nella mente delle persone, immanenti ma non
ancora completamente espressi. Un detonatore più che un insegnante, che
ha svelato cose che già tutti sapevano senza rendersene conto. E in cui
l'atto di trascendere, come suggerisce qui Stevens non può venire
dall'esterno, da una dichiarazione imperativa del poeta che ordina le
coscienze, ma da una decisione individuale, diversa per ognuno di noi.
Qual'è allora "l'idea di ordine" a Key West che Dylan può permettersi di
enunciare per tutti, senza per questo cadere nell' interdetto di
Stevens, quello per cui il poeta parlando della totalità diventerebbe il
Grande Fratello autoritario che prescrive i comportamenti dei singoli?
Non c'è che da ascoltarlo: il paradiso, la purezza, l'immortalità, in
altre parole l'utopia. Il mondo non è il paradiso, ma se ci possiamo
immaginare il paradiso vuol dire che possiamo cambiare il mondo. Come
osserva Simon Critchley in relazione a Stevens: "La poesia ci permette
di vedere la finzione come finzione, di vedere la finzionalità o la
contingenza del mondo. Rivela l'idea di ordine che noi immaginativamente
imponiamo alla realtà. In parole povere, il mondo è ciò che ne fai. Cioè
la realtà che si vive non è ineluttabile, ma è una tra le tante
possibilità. Non si tratta di estetizzazione della politica, del vecchio
mito della chitarra che fa la rivoluzione, ma della funzione che
dovrebbe avere l'arte, quella di farci vedere delle alternative oltre
l'immagine della realtà che il pensiero dominante vorrebbe dipingere
come ineluttabile. Nella prossima parte, l'ultima, sperando nel
frattempo di non aver provocato qualche decesso (tra i quali il mio),
tenterò di parlare della "strana" presenza della radio nelle due ultime
canzoni di Rough and Rowdy Ways.
(1) Epica la scazzottata tra il socialista Hemingway e il repubblicano
Stevens -
http://www.pangea.news/hemingway-vs-stevens-sfida/
(2) Lynn Mitsuko Kaufelt - Key West Writers and Their Houses, 1989
(3) https://tinyurl.com/y635losp
(4) https://tinyurl.com/y4lbgpdm
(5)
https://hauntedkeywest.com/about/ ;
https://www.tripadvisor.it/AttractionProductReview-g34345-d15563756-Key_West_Ghost_and_Mysteries_Tour-Key_West_Florida_Keys_Florida.html
(6) https://tinyurl.com/y347syne
(7)
https://www.urbandictionary.com/define.php?term=Bleeding%20Heart%20Disease
- La "malattia del cuore tenero", il generico pietismo che non comprende
o si disinteressa delle reali cause del dolore altrui.
(8) https://tinyurl.com/y39e9gtx
(9)
https://www.bringfido.com/attraction/11362
(10
https://www.youtube.com/watch?v=pXEkfTeJ5rw - anche se il link può
essere fuorviante, perché Haynes associa la canzone al funerale della
cultura popolare distrutta dalla modernità. La domanda potrebbe essere:
viviamo oggi una analoga situazione di "apocalisse culturale",
similmente a ciò che è accaduto alla culture tradizionali di fronte alla
modernità, e se si, Key West (la canzone), come Goin' to Acapulco è la
disperata proiezione di una via d'uscita?
(11) Anche qui troviamo ambivalenza. Oggi il limbo somiglia più ad un
gioco da spiaggia che a una danza spirituale. Il suo rituale era il
prodotto della cultura creola del profondo Sud e dei Caraibi. I creoli
nel senso originario, cioè i figli degli schiavi africani nati nelle
americhe, provarono un "omicidio psichico" che consisteva nella
cancellazione della memoria africana nativa. I loro rituali sono quindi
il tentativo di reinventare una loro relazione col mondo, una storia e
un'esperienza comune. In questo senso anche la consumazione banale o
quotidiana di un cibo come il gumbo subiva una specie di consacrazione
in preparazione alla danza rituale del limbo, che a sua volta costituiva
una simbolica reversione dello stato di morte costituito dalla
schiavitù. La danza del limbo, specificamente, prevede il passaggio
sotto un'asta sempre più abbassata, per cui il danzatore deve
appiattirsi ad un punto tale da camminare come un ragno. Si dice che sia
nato sulle navi che trasportavano gli schiavi dall'Africa,dove lo spazio
era così angusto da obbligarli a muoversi come ragni umani.
(12)
https://poetarumsilva.com/2012/04/30/wallace-stevens-idea-ordine-key-west/
- Lo stesso Wallace Sevens ha osservato, riguardo a tale poesia, che il
nome "Ramon Fernandez", sebbene sia esistito un critico omonimo, è stato
scelto solo per la sua musicalità, e non significa nient'altro.
(13)
http://www.nuoviargomenti.net/poesie/tutte-le-poesie/ - Se si vuole,
c'è un'altra accattivante coincidenza tra ciò che dice Dylan dei suoi
versi, nell'ultima intervista, cioè che non sono metafore ma la "real
thing", con quello che Stevens dice a proposito delle astrazioni di
questa poesia: "They deal with the relation or balance between imagined
things and real things [...] Actually, they are not abstractions, even
though what I have just said about them suggests that.[...][W]hat they
really deal with is the painter’s problem of realization: I have been
trying to see the world about me both as I see it and as it is." ("Hanno
a che fare con la relazione o il bilancio tra le cose immaginate e
quelle reali [...] Effettivamente non si tratta di astrazioni, anche se
quello che ho appena detto su di esse lo suggerirebbe.[...] Ciò con cui
hanno realmente a che fare è il problema della realizzazione che si pone
il pittore: ho cercato di vedere il mondo intorno a me sia come lo vedo
io sia per come è.") Il brano è tratto da "Letters of Wallace
Stevens",University of California Press, 1996.
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