...I SAID THAT! |
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stesso in 40 anni di interviste, dichiarazioni, articoli etc... SECONDA PUNTATA (di dieci) |
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A HARD RAIN'S A-GONNA FALL
"Scrissi quella canzone all'epoca della crisi dei missili a Cuba. Mi trovavo in Bleecker Street, di notte, assieme ad altra gente, e ci chiedevamo preoccupati se la fine del mondo fosse prossima. Avremmo mai visto l'alba del giorno seguente?... Era una canzone di disperazione; cosa potevamo fare? Come potevamo controllare le persone che erano in procinto di annientarci? Le parole mi vennero fuori in fretta, molto in fretta. Era una canzone di terrore, frase dopo frase, cercando di catturare il feeling procuratomi dalla sensazione del nulla" (1965)
ARMONICA
"La cosa è un pò vaga ma diciamo che a differenza di tutti io soffiavo più note di quante ne aspirassi. Ovviamente il modo corretto di suonare l'armonica blues era quello di Little Walter o Sonny Boy Williamson, i quali aspirano la maggior parte delle note; io invece di preferenza soffiavo, perchè ero l'unico a fare una cosa del genere. Ecco come venne fuori il mio caratteristico sound di armonica e chitarra, che non avevo mai sentito fino ad allora: quasi per caso..." (1978)
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BACK TO NEW YORK
(MacDougal Street e la "Woodstock
Nation")
"A ripensarci fu una vera cretinata tornare ad abitare a New York nel 1969, ma d'altra parte c'era questa casa libera in MacDougal Street e io mi ricordavo che era un posto davvero grazioso e così avevo comprato la casa, senza neanche vederla. Non avevo però tenuto conto del fatto che la cosiddetta Woodstock Nation si era impadronita anche di MacDougal Street, per cui ben presto mi ritrovai con un'autentica folla sotto casa. I momenti peggiori della mia vita sono stati quelli. Cercavo di riprendere contatto con il passato ma non sapevo cosa fare: tutto era cambiato a New York" (1984)
BALLAD IN PLAIN D
"Ecco, quando ripenso a quella canzone mi dico: "Devo essere stato una vera testa di cazzo per scrivere quella canzone. Se ci ripenso, mi dico che forse avrei fatto meglio a lasciar perdere" (1985)
BASEMENT TAPES
"Quelle canzoni furono solo vagamente scritte per altri interpreti... Non ricordo nessuno in particolare per il quale potessero essere state scritte. Probabilmente furono scritte per la casa di edizioni musicali... Penso che componemmo almeno cinquanta canzoni, là. Allora il rock psichedelico stava conquistando l'universo, e così noi cantavamo queste ballate caserecce, o quel che erano" (1978)
BEATLES
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CANZONI POLITICHE CANZONI POLEMICHE
"Ero solito scrivere canzoni che parlavano in modo estremamente polemico di cose delle quali, a volte, avevo una nozione minima... Per esempio ho scritto una canzone su Emmett Till che, in tutta franchezza, era una stronzata... Mi rendo conto ora che le ragioni e i motivi che stavano alle spalle di quelle mie canzoni erano fasulli. Non dovevo scriverle." (1964)
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DON'T LOOK BACK
DOUG SAHM AND BAND
"Suonai la chitarra e le tastiere su quell'album di Doug Sham e cantai su un paio di pezzi, "Wallflower" e "Blues stay away from me". Andai semplicemente a vedere cosa combinava Sahm... Andammo a casa di Jerry Wexler... Non ricordo perchè volle che prendessi parte a quell'album... Io suonavo una Telecaster e lui suonava tutti i fill..." (1978)
DROGA
"Fumo, LSD, eroina, sesso, va tutto bene.Voglio dire, è una
figata... Conoscere il fumo - qualunque altra droga - è bello; e non ti
incasinerà la vita... Voglio dire, l'LSD è un farmaco. Lo prendi e sai...
insomma non c'è bisogno di prenderlo sempre" (1965)
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EAT THE DOCUMENT
"Avevano realizzato un altro Don't look back, solo che stavolta era destinato alla televisione. Non avevo niente di meglio da fare che guardare il film, anche le parti che non vennero mai usate; fin dal primo momento fu evidente a tutti che era tutto quanto un grosso schifo, chilometri e chilometri di immondizia. Ecco cosa pensavo di quel film... (1978)
EBREI
"La mia visita il 24 maggio del '71 al Muro del Pianto a Gerusalemme non ebbe tutto quel significato che le si volle attribuire; ovviamente sono interessato a sapere chi e cosa è un Ebreo, e mi interessa il fatto che gli Ebrei siano dei Semiti, come i Babilonesi, gli Ittiti, gli Arabi, i Siriani, gli Etiopici. Un Ebreo, però, è differente, perchè ci sono un sacco di persone che odiano gli Ebrei" (1976)
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FESTIVAL DI WOODSTOCK
"Quando Woodstock divenne un posto famoso la mia casa fu come circondata da una marea di follia, giorno e notte. Entravo in casa e ci trovavo gente, altra arrivava dai boschi, a ogni ora del giorno o della notte c'era qualcuno che mi bussava alla porta: una cosa deprimente, alla quale, oltretutto, non c'era modo di trovare una soluzione... Continuavano ad arrivare... Dovevamo andarcene da là. Questo accadeva all'incirca nel periodo del Festival di Woodstock che per me rappresentò l'apice di tutta questa merda... Non riuscivo ad avere spazio per me e la mia famiglia, e non c'era modo di trovare aiuto, da nessuna parte. Alla fine cominciai a essere parecchio risentito di tutto questo e dovemmo andarcene (1984)
FOLK-ROCK
"Le cose mi andavano bene... Cantare e suonare mi davano una certa sicurezza, ma devo dire che stavo cominciando ad annoiarmi. Non potevo più salire sul palco e suonare in quel modo, perciò cominciai a pensare di abbandonare. Ormai andavo sul sicuro: sapevo cosa avrebbe fatto il pubblico, come avrebbe reagito - ormai era una cosa automatica... Quello che faccio adesso è tutta un'altra cosa. Non suoniamo rock, non è un sound duro. Certa gente lo chiama folk-rock, il che è un termine piuttosto semplicistico, buono forse per far vendere più dischi; per quel che mi riguarda, non so proprio di cosa si tratti, so solo che non può essere chiamato folk-rock. Rappresenta tutto un modo di fare le cose" (1965)
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GIORNALISTI
"Mi pongono sempre la domanda sbagliata, tipo: "Cos'hai mangiato per colazione?" o "Qual è il tuo colore preferito?", roba del genere. Vedi, i giornalisti che lavorano per i quotidiani sono soltanto scrittori in difficoltà, romanzieri frustrati, e sembrano sempre avere la tendenza ad appiccicarmi le più folli etichette. Hanno un sacco di idee preconcette su di me, e così io mi diverto a prenderli per i fondelli" (1965)
GRAN BRETAGNA - 1966
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INCIDENTE MOTOCICLISTICO
"Era mattina presto, molto presto, e mi trovavo in cima a una collina, a Woodstock. Non ricordo come accadde. Rimasi accecato dal sole... Stavo guidando controsole, e guardai in alto, anche se, ricordo, da piccolo qualcuno mi aveva detto di non farlo mai... Rimasi accecato per qualche secondo, o mi feci prendere dal panico, o qualcosa del genere, non so. Fatto sta che frenai bruscamente, la ruota posteriore si bloccò ed io volai per aria... Sara mi seguiva in auto, e così potè raccogliermi. Passai una settimana all'ospedale, poi venni trasferito a casa di questo dottore, nel suo attico. C'era un letto in quell'attico, e una finestra che dava sull'esterno. Sara rimase con me tutto il tempo" (1987)
ISPIRAZIONE
"Un bel giorno del 1968, si fa per dire, le luci si spensero. Da allora ebbi più o meno una specie di amnesia... Mi ci volle un sacco di tempo prima di riuscire a fare in modo conscio quello che fino a quel momento avevo fatto inconsciamente" (1978)
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JOHN WESLEY HARDING
"Quello che ho cercato di fare con quell'album è non usare troppe parole. Non c'è niente di buttato lì solo per fare da riempitivo. Ogni frase ha un suo proprio significato" (1968)
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KOERNER
Spider John Koerner (a destra) con Snaker Dave
Ray
"Nei primi tempi cantavo roba come Ruby Lee dei Sunny Mountain Boys o Jack O'Diamonds di Odetta... A volte suonavo in coppia con Spider John Koerner che suonava in maggioranza ballate e blues alla Josh White; inoltre conosceva molte più canzoni di me. Whoa boys cant'ya line'm, John Hardy, Goden vanity... Le ho imparate tutte da lui" (1985)
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LIBRI
"Sto scrivendo un libro. Parla della mia prima settimana a New York... Parla di qualcuno che è giunto alla fine di una strada, sa che davanti a sè c'è un'altra strada ma non sa esattamente dove, però sa che non può tornare indietro per la strada appena percorsa... Ci sono i miei pensieri a proposito degli insegnanti che ho incontrato a scuola e di tutti gli autostoppisti che percorrono le strade di questo paese... Ragazzi che vanno al college, e tutte le persone che conoscevo, ognuna delle quali è una specie di simbolo per ogni genere di persone" (1963)
LIKE A ROLLING STONE
"Se mi chiedi quale fu il punto di svolta per me, direi... Like a rolling stone, perchè la scrissi dopo che ebbi abbandonato... Smisi di cantare e di suonare e mi ritrovai a scrivere questa canzone, questa storia, questo pezzo di vomito lungo circa venti pagine, dal quale estrassi Like a rolling stone e ne realizzai un singolo... Dopo avere scritto quella canzone non fui più interessato a scrivere romanzi o commedie. Ora è tutto cambiato rispetto a prima. La scorsa primavera stavo per smettere di cantare, perchè ero stremato; suonavo un sacco di canzoni che non volevo suonare e cantavo parole che non volevo cantare. Like a rolling stone ha cambiato tutto; si trattava di qualcosa che piaceva anche a me stesso; guarda, sentirsi dire dalla gente quanto gli piaci quando tu, in realtà, non piaci a te stesso è davvero dura" (1966)
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MATRIMONIO
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NASHVILLE
SKYLINE
"La prima volta che entrai in studio avevo, penso, quattro canzoni pronte. Tirai fuori quello strumentale... poi arrivò Johnny (Cash) e scrisse una canzone insieme a me. Un'altra la scrissi in albergo... Presto avemmo a disposizione abbastanza materiale per riempire un album, e così ne registrammo uno. Però non era quello che avevo in mente quando ero arrivato (1969)
NEIL YOUNG ED "HEART OF GOLD"
"Vivevo a Phoenix, in Arizona, e la canzone più di successo di quel periodo, eravamo nel 1972, era Heart of Gold di Neil Young. La odiavo. Voglio dire, mi piaceva un sacco Neil Young, ma mi infastidiva sentire Heart of gold... Dicevo: "Merda, questo sono io. Suona come una delle mie canzoni, ma non lo è e non sono io a cantarla! Insomma ero là sperduto nel deserto che cercavo di darmi una calmata. New York era un posto tremendo. In compenso Woodstock era anche peggio: gente che viveva sugli alberi fuori da casa mia, fan che cercavano di entrarmi in casa abbattendo la porta e auto che mi inseguivano persino sulle peggiori strade di montagna. Avevo bisogno di rilassarmi un pò e scordarmi di tutto, me incluso; per questo me n'ero andato così lontano. Solo che ogni volta che accendevo la radio sentivo questa cosa che assomigliava alle mie canzoni ma non era mia" (1985)
NEWPORT FOLK FESTIVAL 1965
"Ad esibirmi con una chitarra elettrica avevo fatto una cosa folle. Non sapevo cosa sarebbe accaduto, ma per certo so che ci fischiarono. Si potevano sentire fischi ovunque. C'era un sacco di gente che era contenta del fatto che mi avessero fischiato. Ciò che ancora mi fa girare le palle è che tutti quelli che mi avevano fischiato dissero di averlo fatto perchè erano dei fan di lunga data" (1965)
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ODETTA
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PAT GARRETT AND BILLY THE KID
"Rudy Wurlitzer, l'autore del copione del film "Pat Garrett and Billy the Kid" di Sam Peckinpah, aveva bisogno di una canzone ed io in quel periodo non avevo niente da fare. Rudy mi spedì il copione, io lo lessi e lo trovai di mio gradimento; quando ci incontrammo, mi disse di avere bisogno di una title song. In seguito vidi Il mucchio selvaggio, Cane di paglia e La Ballata di Cable Hogue, che mi piacquero molto, anche se, a mio parere, il miglior film di Sam Peckinpah è Sfida nell'alta sierra; lui è, come dire... l'ultimo di una razza in estinzione. Ormai non assumono più gente come lui per dirigere un film. Pertanto scrissi quella canzone, Billy, in brevissimo tempo" (1973)
POESIE
"E' difficile riuscire a essere liberi con una canzone - riuscire a farvi entrare tutto. Le canzoni hanno troppi limiti... Woody Guthrie una volta mi disse che le canzoni non devono essere tali, ma si sbagliava; devono avere una forma, per potersi adattare alla musica. Si possono modificare le parole e in parte anche la metrica, ma una struttura deve pur sempre esserci; ho raggiunto un maggiore grado di libertà con le mie canzoni più recenti, ma nonostante tutto mi sento ancora limitato. Ecco perchè scrivo un sacco di poesie, se questa è la parola giusta per indicare ciò che scrivo; la poesia può creare da sé la propria forma" (1964)
POTERE
"Quelli che detengono il potere non possono ferirmi. Per certo ti possono schiacciare e ammazzare. Possono sdraiarti all'angolo tra la quarantaduesima e Broadway e infilarti i calzoni e scaricarti giù nelle fogne e metterti sulla metropolitana e portarti fino a Coney Island e seppellirti sulla grande ruota di Ferris. Ma mi rifiuto di stare qui seduto e preoccuparmi della morte" (1965)
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ROCK'N'ROLL
"E' facile per la gente classificare la mia musica come rock'n'roll, ma questo equivale a sminuirla. Il rock'n'roll ha una normale progressione in dodici battute, come il blues, le mie canzoni no. Suonavo rock'n'roll un sacco di tempo fa, prima ancora di cominciare a suonare folk vecchio stile" (1965)
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SELF PORTRAIT
"Quell'album fu fatto uscire perchè, allora, non mi piaceva il tipo di attenzione che stavo ricevendo. Non sono mai stato una persona alla quale piaccia essere oggetto di attenzioni in generale, ma in quel peiodo, oltretutto, ero fatto oggetto del tipo di attenzione sbagliato, per cose che non avevo mai fatto. Pertanto decisi di pubblicare l'album allo scopo di levarmi di culo un pò di gente; feci uscire un album tale che la gente non mi avrebbe amato più, e avrebbe smesso di comprare i miei dischi, cosa che infatti fece. Dissi: "Bè vaffanculo. Voglio che tutta questa gente si scordi di me, voglio fare qualcosa che proprio non possa piacere loro, nel modo più assoluto"... Quindi dipinsi questo autoritratto per la copertina, e dal momento che non avevo in mente nessun titolo , pensai: "Perchè non chiamarlo Self Portrait? Per me fu un bello scherzo" (1981)
SGT. PEPPER'S LONELY HEART'S CLUB
BAND
"Non sapevo come fare per realizzare quel genere di dischi che stavano registrando gli altri, e neanche mi interessava. I Beatles avevano appena pubblicato "Sgt. Pepper" che non mi piaceva proprio per niente... Pensavo fosse un album oltemodo autoindulgente, anche se le canzoni in esso contenute erano valide. Mi sembrava che ci fosse un eccesso di produzione, forse perchè i Beatles non avevano mai fatto niente del genere prima di allora" (1978)
SOUND
"In alcuni momenti di Blonde on blonde, arrivai veramente vicino ad ottenere il suono che avevo in mente, quel suono sottile, selvaggio e mercuriale; un suono metallico, brillante e dorato, qualunque cosa evochi questa descrizione. Ecco, quello era il suono che volevo. Non mi è mai completamente riuscito di ottenere quel sound, una combinazione di chitarra, armonica, organo" (1978)
SPOGLIARELLISTE
"Penso di essere andato a Denver, nel '60, solo perchè vi conoscevo una ragazza che mi avrebbe lasciato dormire sul pavimento di casa propria... Rimasi in giro per Denver per un pò, ma c'era una sola caffetteria, là, che non aveva alcuna intenzione di offrirmi un lavoro. Poi, però, conobbi una spogliarellista che lavorava in un bar chiamato Gilded Garter, la quale mi comprò dei vestiti nuovi e mi fece ottenere un lavoro, che consisteva nel suonare Muleskinner Blues tra uno spogliarello e l'altro" (1978)
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TARANTULA
"Nel corso delle interviste che rilasciavo prima e dopo i concerti, i giornalisti mi chiedevano cose del tipo: "Che altro scrivi?". E io rispondevo: "Bè, veramente non scrivo nient'altro". E loro: "Oh, andiamo, devi scrivere qualcosa! Su, dicci qualcosa di più!". Così rispondevo: "Certo, scrivo libri". Dopo che sui giornali apparse la notizia che scrivevo libri, cominciarono ad arrivarmi dei contratti... prendemmo quello più vantaggioso, e così eccomi vincolato a scrivere un libro" (1969)
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(LE) ULTIME PAROLE FAMOSE
(NEL 68 DYLAN DICHIARO' A SING OUT CHE
AVEVA CHIUSO CON LE TOURNEE')
"Quando
andavo in tournèe il mio modo di lavorare consisteva nel salire sul palco e
cantare quelle canzoni. Devi accettare questo fatto, in un certo qual modo. C'è
assai poco che tu possa fare in proposito. L'unica altra cosa da fare è
non farlo... Fare uno show del genere è una cosa molto faticosa, che oltretutto
dà origine a un sacco di situazioni alquanto malsane... Io l'ho fatto abbastanza
a lungo da rendermi conto che esistono anche altre cose" (1968)
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VILLAGE
"Lavoravo per Manny Roth al "Cafè Wha?" tutti i pomeriggi, da mezzogiorno alle venti, il turno di giorno... Il locale stava aperto dalle undici di mattina alle quattro di notte, e sul palco c'era sempre qualcuno che si esibiva... Non c'era modo di diventare famosi, là perchè la gente non sapeva mai chi tu fossi; non c'erano cartelloni col programma, fuori... Per guadagnare qualche soldo, dovevi passare in giro con un cestino... Ecco perchè allora cominciai a portare sempre il cappello! Nel posto entrava e usciva gente in continuazione, generalmente turisti venuti in visita al Village per vedere i beatnik. C'erano all'incirca cinque gruppi che si esibivano in quel locale, ed io di solito suonavo con un tizio di nome Fred Neil... Per la maggior parte suonava il tipo di canzoni che avrebbe potuto cantare Josh White. Suonavo l'armonica per lui, e di tanto in tanto avevo anche l'occasione di cantare una canzone, quando faceva un break o qualcosa del genere... Il suo spettacolo durava circa mezz'ora, poi era la volta di un suonatore di conga a salire sul palco. C'era poi questa ragazza la quale, di solito, cantava delle romantiche ballate nello stile degli Appalachi, accompagnandosi con una chitarra elettrica...C'era poi un altro tizio, una specie di crooner, un cantante confidenziale... C'erano anche un comico ed un imitatore. Insomma c'era spettacolo a tutte le ore, ma la cosa migliore di quel posto è che potevi avere da mangiare" (1984)
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