La contro-interpretazione - di Francesco Alunni
Ciao Mr Tambourine,
rispondo alla richiesta di Francesco (mio omonimo e come me impegnato in una
tesi su Dylan) che chiedeva opinioni sulla sua interpretazione di Desolation
Row. Naturalmente si tratta solo del mio parere, valido come quello di
chiunque altro, e quindi se Francesco è più o meno convinto della sua
lettura della canzone, penso che farebbe bene a portarla avanti e a
proporla, indipendentemente da come la vedono altri. Detto questo non sono
d'accordo sul fatto che nell'ultima strofa intervenga un'altra voce
narrante; a mio avviso il narratore è sempre lo stesso e lo stacco è dovuto
al fatto che nelle prime 9 strofe "descrive quellle che vede" affacciandosi
da Desolation Row, mentre nell'ultima, stando sempre all'interno di
Desolation Row (un luogo mentale) sta rispondendo ad una lettera. Riguardo
alla traduzione di De Gregori-De André mi sembra che l'allontanamento dal
senso dell'originale non riguardi solo i versi finali ma tutta la canzone
(ad es. già alla fine della prima strofa traducono "mentre io e la mia
signora ci affacciamo stasera / su via della Povertà" mentre il significato
è l'opposto, si affacciano "from Desoaltion Row"). Secondo me questo dipende
da un loro fraintendimento del senso della canzone e magari proprio
dell'inglese in senso letterale (a meno che non abbiano voluto fare una
riscrittura radicale). Il punto è se considerare Desolation Row la summa
della decadenza della civiltà occidentale o invece un luogo in cui i suoi
miti vengono decostruiti e in cui la realtà della vita, spettrale e
desolata, viene vista nella sua verità. Personalmente propendo per
quest'ultima interpretazione (mentre De Gregori e De Andrè sembrano pensarla
all'opposto); ad esempio, nell'ottava strofa, gli "insurance men" (uomini
legati alle autorità che prima hanno arrestato chi ne sa più di loro)
controllano che nessuno tenti di scappare verso Desolation Row,
probabilmente per prevenire il rischio che non siano più cittadini e
consumatori acritici, dopo aver aperto gli occhi sulla desolazione che è il
nocciolo della vita; anche nella nona strofa mentre il Titanic veleggia
imperturbabile verso la sua distruzione "nobody has to think too much /
About Desolation Row", altrimenti l'illusione svanirebbe; oltre a questo c'è
anche il fatto che Dr. Filth e il suo mondo sono fuori da Desolation Row e
ci sono molti altri accenni che portano a pensare che la vita fuori da
Desolation Row non sia migliore, ma il contrario. Alla fine, anche se come
afferma Qohèlet "chi aumenta la propria saggezza, accresce il proprio
dolore", il narratore di Desolation Row leopardianamente sceglie il vero, e
quindi la polarità di Desolation Row credo sia positiva rispetto a quella di
un mondo che invece ha scelto l'illusione.
A presto. Francesco
Desolation Row - di Francesco Andreani
Vengo poi al cuore di questa lettera: Desolation Row e la
traduzione
di De Andrè-De Gregori. E' un discorso un po' lungo che voglio provare
ad affrontare nella sua interezza, essendo anche parte della tesi che
sto scrivendo. Se vuoi pubblicarla tutta nella posta, mi farebbe
piacere sapere cosa ne pensano anche gli altri farmers, altrimenti
dimmi un po' tu cosa ne pensi.
Ti sei fatto un'idea del perché nei versi finali i traduttori prendano
una posizione opposta rispetto all'originale? Dylan invita la sua
interlocutrice a non scrivergli a meno che non gli scriva da
Desolation Row. De André-De Gregori optano per la soluzione opposta:
"soprattutto se insisti a spedirmi le lettere da Via della povertà".
Il confronto fra i due testi è molto interessante, ma questo punto
rimane un po' misterioso, considerata anche la poetica di De Andrè e
la ricchezza dell'immaginario contenuto nella canzone. Mi sono
confrontato anche con amici e appassionati, ma ci siamo abbandonati ad
un'indecorosa serie di ipotesi, nessuna delle quali del tutto convincente.
Non abbiamo trovato riferimenti a questo nelle pubblicazioni su
Fabrizio, ma forse la nostra ricerca è stata superficiale.
E' stata anche messa in discussione che la paternità della canzone sia
da spartire fra i due cantautori. Probabile piuttosto, ho letto, che
la traduzione fosse di De Gregori e che poi De André l'avesse firmata
assieme al romano.
Io trovo più probabile un'altra ipotesi. Pensando al metodo di lavoro
compositivo adottato da De André con Massimo Bubola, sono piuttosto
propenso a credere che, se esisteva una prima versione di De Gregori,
De André vi ha successivamente messo mano, rendendola più personale.
Un paio di esempi: un verso come "mentre l'alba sta uccidendo la luna"
mi sembra di chiara firma del cantautore genovese, richiamandosi ad
uno stilema già utilizzato con "e scivola il sole aldilà delle dune a
violentare altre notti" de Il testamento di Tito. Similmente
"aspettando che venga la pioggia ad annacquare la gioia ed il dolore"
si rifà al senso di "c'è chi aspetta la pioggia per non piangere da
solo" de Il bombarolo. E anche nel Buon Samaritano che "sta affilando
la sua pietà" si possono scorgere echi di un certo lessico de La buona
novella.
Mi sembrano significativi questi interventi perché differiscono sempre
dall'originale. Invece, vedo De Gregori nel commissario cieco che "per
un indizio ti legge la sfortuna". Vedo De Gregori perché ci vedo un
procedimento tipico di Dylan (la gnome di cui parla David Mikics) che
De Gregori ha assimilato fin dai primi lavori. Ma queste ultime, se
non supportate da riscontri precisi, rimangono speculazioni.
Un capitoletto della tesi si occuperebbe del confronto fra i due testi
e, postulando che ci sia il contributo di De André alla traduzione,
propongo la definizione di traduzione "dialogica" in cui le poetiche
dei due cantautori si confrontano e il mondo capovolto e grottesco di
Dylan viene filtrato attraverso la sensibilità di De André.
Sai dirmi qualcosa a riguardo?"
Pensando al testo originale e alla cruciale ultima strofa, ho poi
pensato ad un'interpretazione diversa da quella proposta fino ad ora
(da Micheal Gray a Hazan Arnoff).
Si notino le strofe ai due estremi che costituiscono allo stesso tempo
testo e paratesto della canzone. Da queste abbiamo infatti più di
un’indicazione sulla chiave di lettura da dare alla struttura della
canzone e al genere letterario a cui la canzone si rifà. Il distico
che chiude la prima strofa ci permette di vedere il narratore per
l’unica volta nel corso della canzone: «As Lady and I look out tonight
/ From Desolation Row». Scopriamo quindi che è il narratore in
Desolation Row e siamo portati a credere che le strofe che seguiranno
sono il resoconto di questo sguardo sul vicolo in cui la canzone è
metaforicamente ambientata.
Nell’ultima strofa è il narratore che parla ancora? (Secondo i più sì,
in un procedimento circolare simile ad altri pezzi) Potrebbe trattarsi
però di una sostituzione: avrebbe senso parlare dei personaggi di cui
la canzone narra le gesta? Avrebbe senso dire a qualcuno di spedire
lettere da Desolation Row, ovvero dal luogo in cui la lettera in forma
di canzone ambienta i suoi racconti? Forse no. Si è portati piuttosto
a pensare che sia la risposta del destinatario della canzone. Uscendo
dall’analisi pura del testo, si può inoltre notare il lungo intermezzo
musicale che separa la nona strofa dall’ultima. Quasi un minuto
percorso da un assolo di armonica, che porta ad uno stacco fra
quest’ultima strofa e le nove che la precedono. Lo stacco è uno stacco
anche temporale che segna il passaggio dalla lettera del narratore
alla lettera di risposta. Poniamo caso che l’interlocutore sia un
compagno di viaggio che ha accompagnato l’io poetico raccontato
nell’album Highway 61 Revisited nel suo viaggio attraverso il mito
dell’America e attraverso i problemi irrisolti dell’America stessa.
L’interlocutore conosce i personaggi di cui la canzone parli sia
perché sono parte della cultura occidentale, sia perché legge in loro
dei caratteri conosciuti o persino delle persone reali. Ha quindi
accompagnato Dylan sull’autostrada verso New Orleans fin dall’inizio,
perché l’ambiente di cui forse parla allusivamente il cantante è anche
il suo. L’interlocutore ha però deciso di stabilizzarsi, forse a
Juarez dove abbiamo visto l’io poetico prima del ritorno a New York.
La sua non sembra essere una vita on the road («About the time the
door knob broke»), ma è comunque lontana dalla metropolis soffocante a
cui Dylan decide di tornare e che rappresenta un concentrato di
società urbana in chiave internazionale, più che americana. Eppure, al
disfacimento del mondo del narratore, fa da contrappunto nei pochi
versi in bocca all’interlocutore, la maniglia rotta.
Questo suggerisce che neppure la vita lontana dalla società è immune
dalla grottesca decadenza di Desolation Row.
Come sostengo altrove, la redenzione attraverso il simbolico e il
metaforico che propone l’album a partire da Like a Rolling Stone, è un
viaggio individuale. È il percorso dell’individuo attraverso i propri
miti e le proprie miserie, apprendendo l’estrema relatività del tutto
e il rapportarsi alla complessità del reale con strumenti nuovi che le
canzoni mettono già in pratica. L’epifania potrà essere collettiva
solo in un secondo momento: il percorso rimane individuale. Il
destinatario della lettera è un personaggio maschile o femminile? Il
testo non ci aiuta in questo senso: nessuna parola dell’ultima strofa
è connotata in modo da darci indicazioni né in un senso né nell’altro.
Ipotizzare che l’interlocutore sia un’interlocutrice ha senso solo se
si ammette che si tratta della stessa destinataria di Like a Rolling
Stone – “Io è un altro” rimane il primo e cruciale punto di
intersezione del Dylan che scopre Rimbaud. Come nel brano d’apertura
Dylan parla anche a sé stesso attraverso lo schermo di Miss Lonely,
nella canzone che chiude l’album, Dylan riprende quel filo interrotto
e si rivolge alla parte di sé che ha deciso di rimanere lontano da New
York, forse a Nashville dove registrerà il successivo Blonde on Blonde
e altri album. Il luogo preciso è decisamente ininfluente, è “altro”
rispetto a Desolation Row, cuore morente della moderna società fatta
di miti, eroi e poliziotti. Se Desolation Row è davvero un “luogo al
quale non si poteva veramente fare ritorno, al contrario
dell’autostrada che fornisce il titolo all’album” (G. Marcus), Dylan
non rinuncia a quella possibilità di poter vedere l’America attraverso
lo sguardo privilegiato dell’allegoria, anche se l’esperimento non
verrà più riproposto nelle sue estreme conseguenze. Hazan Arnoff
concorda in parte con quest’ipotesi, anche se sostiene che la canzone
sia una risposta alla lettera dell’ultima strofa e non viceversa, come
sembra più probabile.
Non si può neppure escludere che l’interlocutore sia l’ascoltatore
stesso e che Dylan si rivolga per l’intera canzone direttamente a
tutti coloro che sistemano il vinile sulla piastra e lasciano cadere
la puntina sulla nona traccia. L’ultima strofa sarebbe in questo caso
una risposta dell’ascoltatore. Un procedimento simile Dylan l’aveva
sperimentato in un’altra delle canzoni più importanti del proprio
repertorio, Mr. Tambourine Man che può essere letta sia come
invocazione alla propria musa e a se stesso, ma anche come invocazione
dell’ascoltatore rispetto al cantante. La richiesta è proprio nei
versi che chiudono il brano: « Don’t send me no more letters no / Not
unless you mail them / From Desolation Row». L’ascoltatore è
consapevole di quanto sia difficile stare in Desolation Row, è anche
il suo mondo dopotutto (e infatti dice «Yes, I know them»), ma chiede
comunque al cantante di comporre da lì perché ha bisogno della sua
voce e del suo modo di raccontare la società degradata. Spingendo
appena un po’ più in là la catena delle supposizioni, si potrebbe
aggiungere che «Right now I can’t read too good» faccia riferimento
per contrasto alla modalità espressiva propria di Dylan. Come se
dicesse: al momento non leggo troppo bene, e quindi sottindesse: ma se
tu canti posso ascoltare le tue parole."
La versione di De André-De Gregori prende posizione, come deve fare
ogni traduttore di fronte a dei punti problematici (di cui la canzone
è ricca), ma in modo un po' contraddittorio. Da una parte convalida la
mia ipotesi: il passaggio da "All these people that you mention / Yes,
I know them, they’re quite lame / I had to rearrange their faces / And
give the, all another name" a "Questa gente di cui mi vai parlando / è
gente come tutti noi / non mi sembra che siano mostri / non mi sembra
che siano eroi" sembra sposare l'idea che si tratti di una risposta.
Allo stesso tempo però, l'esplicitazione del sesso del destinatario
della lettera (femminile: "ridicola") è in contrasto con la figura
maschile che apre la canzone ("mentre io e la mia signora" - anche qui
De André-De Gregori sciolgono la pur minima ambiguità del testo
originale, dove "Lady" senza alcun pronome possessivo e con la lettera
maiuscola può suggerire significati allusivi).
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