The Bootleg Series Vol. 5:
Live 1975
The Rolling Thunder Revue
di Alessandro Cavazzuti
E' probabile che il nuovo volume delle Bootleg Series di Bob Dylan riesca
nell'impresa di accontentare non solo i semplici estimatori ma anche i fan
di lunga data, notoriamente esigenti e spesso (giustamente) critici nei
confronti delle pubblicazioni live ufficiali del cantautore americano.
I primi avranno, per la prima volta, la fortuna di ascoltare alcuni
estratti della miglior musica mai prodotta da Dylan su un palcoscenico;
gli hardcore fans, dal canto loro, potranno godere della superiore qualità
di registrazioni già in loro possesso, ma generalmente circolanti in
qualità mediocre. Quest'ultimo è un aspetto da non sottovalutare.
Nel corso degli anni quasi tutti i concerti della RollingThunder Revue
sono circblati tra i collezionisti e i fan attraverso registrazioni
pirata, molte delle quali in qualita' quanto meno discutibile.
E' altresì vero che la crew di Dylan registrò tutti i concerti di quel
tour su un multipiste e che alcune di queste (ottime) registrazioni dal
mixer si diffusero ben presto attraverso la fitta rete dei trader.
Tra queste, quella del secondo concerto di Boston, da cui sono tratte
undici delle ventidue canzoni che compongono Bootleg Series Vol. 5. Ma
dimenticatevi quelle registrazioni pirata.
Per quanto buone possano suonarvi, non possono competere col sound pulito
e diretto di questi due cd. La rimasterizzazione è stata indubbiamente
eseguita a regola d'arte. Ogni singolo strumento è qui perfettamente
udibile (e parliamo di cinque chitarre, pedal steel, violino, basso,
tastiere, batteria e percussioni) e il suono d'insieme è reso come meglio
non si potrebbe. La qualità della registrazione rende finalmente giustizia
al suono prodotto dalla Revue e alla splendida voce di Dylan.
Non meno felice, naturalmente, è la scelta del tour da cui le canzoni sono
tratte. Niente a che vedere con i mediocri concerti da cui furono tratti,
a suo tempo, album come Real live o Dylan And The Dead.
Questa, signori, è la Rolling Thunder Revue, uno dei picchi della carriera
di Dylan come performer. E se pensate che l'album Hard Rain del 1976 sia
sufficiente a rappresentare quel periodo artistico, vi sbagliate.
E' sempre Rolling Thunder, d'accordo, ma l'approccio e lo stile sono
totalmente differenti da quelli dei concerti del 1975, di cui questo album
è testimonianza.
Una cosa che potrà dare fastidio ai fan di lunga data è il fatto che si
tratta di una compilation, non di un concerto integrale.
Se questo può sembrare, a prima vista, un dettaglio trascurabile, non lo è
poi così tanto nel caso di Dylan, i cui concerti generalmente
rappresentano, nel bene e nel male, un viaggio emozionale unico e
imprescindibile.
Questo valore aggiunto è qui inevitabilmente perduto, nonostante la
sequenza delle canzoni rispecchi in linea di massima la tracklist del
periodo. Ma se anche manca la ciliegina, la torta c'è tutta, e appetitosa.
Perchè, al di là di ogni valutazione sui singoli brani, la musica
contenuta in questi due cd è una vera gioia per le orecchie: fresca,
ispirata e suonata per il semplice gusto di farlo, senza troppi calcoli,
per puro divertimento.
Ciò che dà a questa musica il crisma dell'unicità e l'incredibile livello
di confidenza di Dylan con la band, forse mai raggiunto prima di allora
con nessun altro gruppo -spalla, nemmeno con The Band.
L'amalgama che i musicisti riescono a creare è decisamente fuori dal
comune ma non stupisce, perchè alla base c'è la consapevole e
incondizionata dedizione alla musica che stanno, di fatto, creando.
A proposito della sua touring band del 1978, Dylan una volta ebbe a dire:
"Non importa se non capiscono me, basta che capiscano le mie canzoni". Non
so se la band cui Dylan si riferiva avesse le caratteristiche che lui
richiedeva, di sicuro le aveva la band che lo accompagnò nel tour del
1975: un'anima e la capacità di esprimerla. E scusate se è poco. E poi,
naturalmente, c'è Dylan. In pochi altri momenti della sua carriera di
performer è stato così ispirato, intenso e spontaneo.
Sa esattamente cosa vuole e lo ottiene con estrema facilità. La voce
cambia registro con una disinvoltura e una naturalezza difficili da
credere. Dal distacco ironico di It Ain't Me Babe alla rabbia genuina di
Hard Rain e Hurricane, al divertimento puro di It Takes A Lot To Laugh.
È un peccato che la prima canzone del cd non sia When I Paint My
Masterpiece, che apriva tutti i concerti di allora, espressione perfetta
dello spirito clownesco, gitano, da pura commedia dell'arte, della Revue.
Ma tant'è. La delusione, per fortuna, è subito superata non appena
risuonano gli accordi introduttivi di Tonight I'll Be Staying Here With
You.
Ecco la spontaneità, la meravigliosa leggerezza di quella voce, al tempo
stesso dolce e sfacciata. A suo modo la canzone riesce a non far sentire
la mancanza di Masterpiece, perche, come apertura, è ugualmente perfetta.
Sentite Dylan quando urla: "Get ready! 'Cause tonight I'll be staying here
with you...". Una vera e propria dichiarazione d'intenti. Quegli accordi
in calando, immediati e diretti, catturano subito. Il viaggio è iniziato.
Le canzoni acustiche inserite nell'album sono cinque e questa è forse la
sorpresa più gradita (Dylan ne eseguiva normalmente due in ogni concerto),
perche è in queste che il suo talento di performer emerge prepotente.
Suggerirei di ascoltare queste versioni di Mr. Tambourine Man e Love Minus
Zero/No Limit a coloro i quali ancora sostengono, secondo un vecchio luogo
comune, che Dylan non sa cantare.
Quella voce trattenuta e rilasciata, sussurrata, non solo è oggettivamente
bella da ascoltare, ma è anche tremendamente evocativa, lo specchio di un
animo combattuto, probabilmente segnato, ma fiero e fortemente
determinato.
Dylan è così ispirato durante questo tour che la scelta delle canzoni può
apparire quasi secondaria. Certo, ci sono serate in cui l'intensità è
maggiore che in altre e si può ragionevolmente sostenere che di alcune
canzoni si sarebbero potute scegliere versioni migliori.
Sara e One More Cup or Coffee, ad esempio, pur ottime nelle versioni
presenti, in altre occasioni furono eseguite con più partecipazione, la
voce meno invadente, più compresa, intima e sicuramente più in linea con
il mood della canzone. La stessa Hurricane resta, a mio parere, insuperata
nella versione mozzafiato del concerto di New Haven.
Ma chi se la sente di criticare la decisione di inserire nel cd la
versione di Worcester? Se quella vale 10, questa non vale meno di 9.
Dettagli, in fondo.
Il rammarico maggiore, a dire il vero, riguarda le canzoni lasciate fuori
dalla release ufficiale e che costituirono alcuni dei punti più alti dei
concerti in cui furono eseguite.
Penso a I Dreamed I saw St. Augustine, Wild Mountain Thyme, Never Let Me
Go e Dark As A Dungeon, tutte eseguite in duetto con Joan Baez, o a
performance acustiche come I Don't Believe You o l'unica, incredibile
versione di With God On Our side dal concerto di Providence.
Ma questo sarebbe stato, come si suol dire, grasso che cola. Questi due cd
vanno benissimo così come sono, perchè rendono appieno la grandezza di
quel tour e ci restituiscono intatti la passione, il sacro fuoco e lo
spirito cameratesco di quel grande carrozzOne che fu la Rolling Thunder
Revue.
Alessandro Cavazzuti
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