EITHER ONE I DON'T CARE...
Tratto dalle pagine di Maggie's Farm - Talkin' Bob Dylan Blues - questo
intervento
di Alessandro Carrera prende in analisi un verso del brano
"High Water (For Charley Patton)", dall'album "Love and Theft"
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Well, George Lewis [Lewes] told the Englishman, the Italian and the Jew
"You can't open your mind, boys
To every conceivable point of view."
They got Charles Darwin trapped out there on Highway Five Judge says to
the High Sheriff, "I want him dead or alive
Either one, I don't care."
High Water everywhere.
George Lewis [Lewes] disse all'inglese, all'italiano e all'ebreo "Sentite,
non potete aprire la mente a qualunque punto di vista concepibile".
Là sulla Cinque hanno messo Darwin in trappola.
Dice il giudice allo sceriffo, "Lo voglio vivo o morto, una cosa o
l'altra, fa lo stesso."
Il colmo della piena è dappertutto.
(Da "High Water (For Charley Patton) tratta dall'album "Love and Theft")
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Due annotazioni iniziali: "High Water" vuol dire "acqua alta", ma è anche
un termine tecnico. Quando un'inondazione raggiunge il culmine, si dice
che ha raggiunto "high water". Si può tradurre quindi con "acqua alta" (se
pensiamo a quella di Venezia), ma anche come "colmo della piena".
La seconda annotazione è sulla grafia: Lewis o Lewes? I testi pubblicati
sul sito www.bobdylan.com danno "Lewis", ma a me sembra un errore di
trascrizione, tanto più che tutti i commentatori, ancora prima di avere a
disposizione i testi ufficiali, hanno dato per scontato che fosse Lewes.
Mettiamo che sia George Lewis, l'esploratore che guidò la spedizione
Lewis-Clark del 1804-1806 (la prima grande esplorazione dell'Ovest
americano): il tutto avrebbe poco senso. Perché dovrebbe essere George
Lewis, scopritore della natura americana in un'epoca in cui in America non
c'erano ancora né italiani né ebrei (o ben pochi), a dire a loro che
devono mettere dei limiti alla loro libertà di pensiero?
Diciamo allora che si tratta di George Lewes (1817-1878), critico
letterario, divulgatore filosofico e scientifico, per venticinque anni
compagno di vita della scrittrice Mary Anne Evans (meglio nota con lo
pseudonimo maschile di George Eliot), ateo e materialista convinto,
sostenitore del positivismo di Comte e dell'evoluzionismo di Charles
Darwin.
Apparentemente, Lewes pone ancora più problemi di Lewis. Che c'entra Lewes
con la storia tutta americana che Dylan sta raccontando? Si deve tornare
un po' indietro nel tempo. Credo che ci si debba rifare al cosiddetto
"ateismo americano", un movimento filosofico molto influenzato dal
darwinismo, che ebbe un certo peso nella cultura americana di fine
Ottocento e che ovviamente mandò sulle furie le chiese americane dalla
prima all'ultima (è per questo che il clero americano è ancora così
furibondo con Darwin; un po' come la chiesa italiana che è ancora oggi
furibonda con i "modenisti religiosi" a cavallo tra Ottocento e Novecento,
e dei quali, Chiesa a parte, ormai sono rimasti in pochi a curarsi).
Come divulgatore di Darwin e di Comte, Lewes era una delle letture
fondamentali per gli "atei americani". Il mondo, secondo Lewes, passava
attraverso tre fasi di sviluppo: dalla pura supersitizione dei tempi
antichi, al potere materiale, fino alla conoscenza conquistata dei tempi
moderni. Ovviamente, la religione e la teologia facevano parte dell'epoca
della superstizione.
Bene, ma allora perché è proprio Lewes, in "High Water" a dire quello che
dice all'inglese, all'italiano e all'ebreo? (come nell'inizio di una
barzelletta? "Allora, ci sono un inglese, un italiano e un ebreo..."). Qui
seguo l'opinione di Sean
Wilentz - il suo articolo su "Love and Theft" si trova online su
www.bobdylan.com: l'inglese, l'italiano e l'ebreo rappresentano le tre
religioni protestante, cattolica ed ebraica.
Bisogna tener conto dell'alto livello di ambiguità, di ironia e di
paradosso che Dylan infila in due versi. È come se Lewes fosse arrivato in
America, anzi negli stati del Sud, nell'Alabama, nel Mississippi, nel
Kansas, e si fosse accorto che l'America non è l'Inghilterra. In
Inghilterra un membro della buona borghesia può permettersi il lusso di
pensare e dire quello che vuole, anche se così facendo "dà scandalo".
Lewes e la sua compagna Mary Anne, che praticavano e sostenevano il
diritto al "libero amore", fecero scandalo nella società vittoriana e per
parecchi anni, nonostante fossero entrambi celebri, non ebbero visite a
casa.
Ma nel vecchio Sud, scopre Lewes, non è questione di non avere ospiti a
prendere il tè. È questione che c'è uno sceriffo che ti dà la caccia e un
giudice che ti vuole vivo o morto (il che vuol dire morto). E dunque è
proprio il libertario Lewes che avverte i protestanti, i cattolici e gli
ebrei e gli dice: "Ragazzi, qui bisogna stare in campana". Con duplice
ironia: perche è l'ateo Lewes che lo dice, e perché lo dice a un "popolo"
(i protestanti, i cattolici e gli ebrei) che comunque è già religioso per
conto suo (anche l'ateismo praticante, del resto, a suo modo è una forma
di religione, fa proseliti, cerca di convertire ecc.).
Naturalmente può anche darsi che Lewes stia dicendo un'altra cosa (altro
livello di ambiguità): "Ragazzi, qui bisogna scegliere tra Darwin e il
giudice, non si può semplicemente dire che ogni idea va bene, questo
relativismo qui non funziona" (You gotta serve somebody, dopotutto).
Ma perché tutto questo accade sullo sfondo dell'alluvione del Mississippi
del 1927? Per tre motivi, credo. Il primo lo riprendo sempre da Wilentz:
perché Dylan non sta parlando solo di una particolare alluvione, ma anche
del Diluvio Universale, o del grande Rendiconto Finale in cui non ce ne
sarà più per nessuno. Il secondo è perché (sto delirando) potrebbe essere
avvenuta una trasmutazione, perché George Lewis (non Lewes) è anche un
trombonista del jazz di New Orleans e rappresenta il quarto (il nero) dopo
l'inglese, l'italiano e l'ebreo.
Miracolosamente, Charles Darwin e Charley Patton sono diventati la stessa
persona. I fondamentalisti americani non vogliono che l'uomo "discenda
dalla scimmia", ma sono anche gli stessi che hanno ripetuto per secoli che
i neri non meritavano diritti umani perché "assomigliavano alle scimmie".
Il giudice dà la caccia a Charley Darwin per la stessa ragione per cui dà
la caccia a Charles Patton.
E poi c'è una terza ragione, che può essere subliminale e che finora
nessuno ha tirato fuori. La mia non è tanto un'ipotesi quanto una
suggestione, un collegamento azzardato ma forse non impossibile.
Due anni prima dell'alluvione del '27, nella cittadina di Dayton, nel
Tennessee, si era aperto un processo che per dodici giorni tenne l'America
con il fiato sospeso. Era il luglio del 1925 e per la prima volta un
insegnante di scuola superiore, di nome John Thomas Scopes, era stato
denunciato pubblicamente e incriminato dallo stato del Tennessee perché in
classe insegnava l'evoluzionismo darwiniano.
Venne chiamato "il caso della scimmia" ("The Monkey Trial") con
riferimento alla famosa banalizzazione della tesi darwiniana ("L'uomo
discende dalla scimmia" - chiunque abbia dato un'occhiata agli scritti di
Darwin sa che la
faccenda è molto più complessa). Il processo non si concluse e non ci fu
una sentenza, ma nel 1955 due autori di teatro di nome Jerome Lawrence e
Robert E. Lee ripresero in mano la storia e ne fecero una commedia che
ebbe un enorme successo a Broadway e che cinque anni dopo diventò un film
con protagonista Spencer Tracy.
Il titolo era "Inherit the Wind", che viene da un verso dei Proverbi e che
corrisponde a: "Chi semina vento raccoglie tempesta". Altri due film
televisivi ne sono stati tratti, ogni tanto la commedia viene ripresa dai
maggiori teatri ed è
molto popolare nelle scuole (non in quelle fondamentaliste, s'intende)
perché è didascalica e perché tocca uno dei punti fondamentali della
cultura americana: il conflitto tra libertà di pensiero e base religiosa,
che non sempre riescono a convivere ignorandosi.
Nel vecchio Sud o nelle grandi pianure il problema esiste ancora: non più
di due anni fa una commissione governativa del Kansas voleva abolire
l'insegnamento dell'evoluzionismo dalle scuole; hanno dovuto fare marcia
indietro, sepolti dalle risate degli stati delle coste. Ma in Texas, ad
esempio, gli insegnanti di biologia delle scuole superiori sono tenuti per
legge, quando spiegano l'evoluzionismo, a dire che l'ipotesi non è
dimostrata e che la tesi creazionista (che il mondo sia stato creato in
sei giorni, come dice la Bibbia, e "fossili compresi!", come diceva un
vescovo anglicano) è altrettanto legittima.
Ora, Dylan fa parlare Lewes (che come darwiniano e "ateo" ben conosciuto
in America grava come ombra sul "Monkey Trial") durante la piena del '27,
due anni dopo il processo di Dayton e quando l'eco non si era ancora
spenta. La vicinanza dei tempi mi sembra significativa. Non dico e non
potrei sostenere che Dylan ci abbia pensato. Ma "Inherit the Wind" è
un'opera così famosa in America che un collegamento subliminale non è da
escludere a priori.
John
Scopes, a sinistra, ed i suoi avvocati difensori iniziali, John Neal, al
centro,
e George Rappleyea a destra. Sullo sfondo un manifesto relativo al
processo.
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Resta il problema: ma Dylan da che parte sta? Con Lewes in quanto ateo e
materialista certamente no, ma non mi sentirei di affermare né che dà
ragione allo sceriffo né che vuole semplicemente fare del sarcasmo sulle
pretese della scienza. Che Dylan non sia un grande amico né della scienza
né della modernità è piuttosto chiaro, ma non lo si può mettere nella
stessa compagnia dei fondamentalisti convinti (quelli della "Seconda
Chiesa Battista" o di altri gruppi ancora più estremi). Questa, tanto per
dare un'idea, è gente che non più tardi di tre mesi fa ha organizzato un
rogo in piazza, in una città del Mississippi, dei libri di Harry Potter,
accusati di insegnare il satanismo ai ragazzi.
Così come non si può affermare che, per il semplice fatto che Dylan
dichiara: "Non sono un pacifista. Ognuno ha il diritto di difendersi",
allora lo si può mettere nella stessa compagnia di Charlton Heston e dei
fanatici della libera circolazione delle armi. Ci sono molti chiaroscuri
in queste posizioni, e l'America è piena di democratici convinti che sono
i primi a difendere la libertà di portare armi (senza arrivare alle follie
della National Rifle Association) o a sostenere che tutti hanno il diritto
di difendersi (diritto riconosciuto anche dalla legge italiana, peraltro).
Le categorie politiche che ci sono familiari si adattano male all'America.
Nemmeno Charlton Heston è un "fascista" nel senso che noi potremmo dare a
questo termine, o un anarchico di destra. Sarebbe forse meglio definirlo
un fondamentalista della Costituzione, uno che impugna la Costituzione
come un creazionista impugna la Bibbia e non ammette che non venga
interpretata alla lettera.
Dylan ha avuto il suo periodo fondamentalista, ma poi ne è uscito e credo
che ormai valga al sua dichiarazione a "Newsweek" del 1997, all'epoca
dell'uscita di "Time Out of Mind": "La verità per quanto riguarda il mio
rapporto con la religione è questa: io trovo religiosità e filosofia nella
musica. Non le trovo da nessun altra parte... Non seguo né rabbini, né
predicatori, né evangelisti, niente del genere. Ho imparato più dalle
canzoni di quanto abbia mai imparato da questo tipo di persone. Le canzoni
sono il mio vocabolario. Credo nelle canzoni ["I believe the songs"].
Così credo che Dylan in "High Water" non "stia" veramente dalla parte di
nessuno. Coglie un nodo fondamentale della cultura americana, con una
concisione estrema e con un senso dell'ambiguità delle rispettive
posizioni che solo un artista può avere, e ci fa capire che la libertà e
il suo contrario hanno trovato, in America, un terreno dialettico unico,
inedito nella storia e forse impossibile da risolvere in una sintesi.
Alessandro Carrera
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