"Sei l'unica cosa viva che mi
fa andare avanti
Sei come una bomba a orologeria nel mio cuore ... "
Di Chris Gregory
In “Tempest” Bob Dylan ci porta in un “viaggio di sogno” attraverso
tempeste, amarezza e rabbia. Le visioni oniriche aumentano di intensità,
come se ci introducesse ad una visione parallela di «tempi moderni» in cui
i fantasmi del passato si mescolano con i vivi. Le canzoni diventano più
amare come il “conto dei morti che aumenta”, fino a quando ci viene
mostrata una visione apocalittica di un mondo che sta annegando. Infine,
si va anche oltre la morte stessa ... Tempest rappresenta il culmine
trionfale del sistema poetico e musicale che Dylan aveva sviluppato in
“Love and Theft” e “Modern Times”, album pieni di “crooner” che sembravano
vivere in un mondo dove il tempo si era fermato, dove “il futuro è sempre
una cosa del passato”. Questo mondo è una costruzione poetica che si
estrapola delle voci del passato, in particolare si mescolano i mondi
delle grandi cantanti blues e country e dei grandi poeti visionari. La
musica che porta questa visione è radicata nel rock and roll pre-epoca dal
1920 al 1950, ma ne è informato, come la poesia, da una coscienza molto
moderna. Citando deliberatamente le tante fonti delle canzoni di questi
album, Dylan ha dovuto affrontare molti accusatori (come ha dovuto fare
molte altre volte in passato, soprattutto nel 1965-66 quando “andò
elettrico” e nel 1979-80 quando “andò religioso”). Alcuni critici non
simpatizzanti sembrano pensare che tale citazione da tante fonti sia il
risultato di un Dylan a corto di ispirazione così di dover plagiare il
lavoro di altri. Il grido di protesta è lo stesso di quello del ‘65 e del
’79, eppure è il modo di Dylan di creare canzoni che si è sviluppato negli
ultimi dieci anni o forse più dando alla sua arte un'immensa ricchezza. È
come se gli spiriti di Ovidio, di Blake, di Shakespeare, di Muddy Waters,
di Robert Johnson, di Hank Williams e Johnny Cash (e molti, molti altri)
in realtà vivessero ancora in queste canzoni. Sono canzoni che in qualche
modo “contengono” ed “incarnano” tutto il lavoro del passato che si
celebra, ma che si combinano in un quadro tipicamente postmoderno. Proprio
come le canzoni di Dylan che “riflettono prima la politica e poi la
coscienza psichica degli inizi degli anni ‘60' e poi alla “coscienza dei
media” del villaggio globale, per i quali il suo lavoro contemporaneo
riflette un mondo in cui la coscienza non è più rappresentata dal
“movimento giovanile”, ma è diventata fratturata, disparata, come se
stessimo ascoltando milioni di voci che gridano a noi tutte insieme.
Questa coscienza è rappresentata sempre più chiaramente nello “universo
digitale” in cui viviamo, un mondo nel quale i prodotti del presente e del
passato si mescolano in un flusso senza soluzione di continuità. La musica
più popolare è diventata in gran parte irrilevante, una sorta di
insensata, mai più ripetibile Muzak. Così Dylan, al fine di rimanere
contemporaneo e non una mera reliquia del passato, ha reinventato la sua
arte da aggiungere al passato, abbracciando la musica del passato, al fine
di fare musica che esprime il vero spirito del mondo di oggi.
La
linea di Duquesne era un servizio ferroviario tra Pittsburgh e New York
City. Assorbita dalla Amtrak nel 1971 e cambiato nome, ora è una sorta di
linea di fantasma, così quando Dylan canta "ascoltate quel fischio del
Duquesne whistle lontano" ci sta chiedendo di ascoltare un treno in
movimento attraverso il passato americano.
Il tempo-guida della canzone rende chiaro, tuttavia, che il treno fantasma
è ancora operativo e funzionante a pieno ritmo nel mondo di Dylan, dove il
passato e il presente sono mescolati, può ancora arrivare dove si sta
andando, o portare la vostra signora in città.
Si avvicina lentamente, da una certa distanza, nell’ apertura strumentale
della canzone, poi improvvisamente è proprio sopra di voi come un calcio
dato da un accordo in stile hard rock con un impulso insistente.
Duquesne Whistle comincia con un piccolo e
affascinante abbozzo di brano, 40 secondi delicati e sbarazzini di una
ragtime mini-ouverture del 1920 interpretata da Dylan, Charlie Sexton alla
chitarra elettrica, con il contrappunto di chitarra acustica di Stu
Kimball. La melodia è piuttosto suggestiva, derivata dalla famosa ballata
di Tom Paxton. L'ultima cosa, a sua volta derivata dal tradizionale timing
di Liverpool, che il giovane Dylan aveva sentito dai Clancy Brothers,
cantatoto e trasformato in suo addio. I narratori di queste odi
malinconiche di impotenza possono solo annegare nella birra, come se
dovessero partire per qualche spiaggia lontana lasciandosi alle spalle i
loro cari. E qui i musicisti suonano come se fossero lontani, bloccati nel
tempo e nello spazio. Passato e presente sono conrtrapposti crudamente,
come lo saranno in tutto l'album, come improvvisamente la batteria
amplificata ed il basso esplodono in una azione ed un ritmo altalendosi
fra furiosi calci, come se un treno espresso avesse appena arrotondato un
angolo acuto lanciato in piena corsa verso di noi. Nel frattempo, gli
strimpellatori di country blues, seduti accanto al binario del treno nelle
loro tute, vengono soffocati. E ... ecco che vedono! Ecco il vecchio zio
Bob, con la divisa del conduttore, tenendo il suo fischietto alzato, con
un sorriso lascivo ed un luccichio particolare negli occhi, suonando come
Louis Armstrong, ci invita in un mondo di tempeste, di lussuria, avidità,
vendetta ed omicidio che si concluderà nel cataclisma. Come nel caso di
Modern Times e Love and Theft le canzoni sembrano esistere in un suond di
tipo Americana mitico del passato, una sorta di nave in balia degli
uragani martoriata su tutti i lati. Ma mentre la maggior parte delle
canzoni di quegli album erano ottimiste, come Summer Days o Thunder On The
Mountain, o malinconicamente riflessive come Sugar Baby o When The Deal
Goes Down, qui siamo in un territorio più scuro. Un importante “tempesta”
si sta preparando. E Dylan si trova nell'occhio del ciclone, trasformato
in un diverso tipo di “direttore d'orchestra”. Come Prospero (il
personaggio protagonista de “La tempesta” di William Shakespeare), tesse e
manipola la magia che lo circonda. E’ di queste cose che sono fatti i
sogni. ... Ma in questo momento, c'è un treno in corsa verso di noi, e noi
siamo invitati a saltare a bordo. Il treno è una presenza simbolica che è
al centro della mitologia Americana. E' stata la posa delle linee
ferroviarie che ha reso possibile la conquista del West, e quindi la
realizzazione degli Stati Uniti. Eppure, nell'America moderna,
l'importanza dei treni è molto diminuita. Nella seconda metà del XX
secolo, sono stati sostituiti dalle strade che sono diventate le
principali viatiche per il trasporto di merci e di persone. Così i treni
ora tendono ad evocare la nostalgia degli e negli anziani americani, nei
quali si trovanono ancora le immagini e l’architettura musicale nell'opera
dylaniana del 20° secolo. Il treno è, naturalmente, una delle principali
immagini metaforiche dell'immaginario del blues. Per i neri del sud
rappresentava sia la libertà che la fuga, ed i treni sono presenti in
innumerevoli canzoni blues. ... “Quando soffia il fischietto devo andare,
oh mamma non si sa” ... inizia il ritornello di “Freight Train Blues”, uno
dei blues classici più registrati di tutti i tempi , originariamente
scritto da John Lair nel 1935 e coverizzato da Bob Dylan nel suo album di
debutto nel 1962. La versione di Dylan, come molti dei suoi antecedenti,
incorpora il ritmo del treno per la performance musicale. Il ritmo è
veloce e il cantato maniacale, ed entrambi sono così esagerati come la
natura che, come in un gioco, quasi che disapprovasse la canzone stessa,
la cui voce narrante è “nata su un binario ferroviario”... il grido del
macchinista è stata la loro ninna nanna ... Qui il treno rappresenta la
determinazione dell’ alto spirito del suo narratore che non deve essere
trattenuta o rallentata. Parlando di questo tipo di sentimenti, nei suoi
iconici Folsom Prison Blues (1955) “torturati” (e molto probabilmente
condannati) il crooner Johnny Cash si siede nella sua cella, ascoltando i
treni che passano, immaginando che ... c'è gente ricca che sta mangiando
in una fastosa carrozza ristorante, altri probabilmente stanno bevendo
caffè e fumando grossi sigari.
La stazione di Carbondale
Per il detenuto, naturalmente, non ci sarà
scampo. I treni (con le loro forme innegabilmente falliche) possono anche
funzionare come metafore sessuali di vario genere. Nella versione epocale
di Elvis Presley di Mystery Train composta da Junior Parker nel 1955 la
voce ansimante del cantante imita un treno ed allo stesso tempo trasmette
un desiderio sessuale dilagante. Il sesso tuttavia (come i treni), può
naturalmente essere lento e costante così come veloce e sfrenato. Un
confronto tra le versioni precedenti e successive della maestosa “It Takes
A Lot To Laugh, It Takes A Train To Cry” di Dylan illustra bene questa
similitudine concettuale. Le versioni precedenti (disponibile sulla epica
nuova Bootleg Series “The Cutting Edge”) utilizza uno standard di “ritmo
di treno veloce”, mentre la versione registrata rallenta il ritmo,
rendendo più estese ed evidenti le immagini sessuali della canzone, come
... … If I don’t make it, you know my baby will… (se non lo faccio io lo
farà il mio “bambino” e …Don’t my gal look fine when she’s coming after
me… (La mia ragazza non sarà bella da vedere quando sarà venuta dopo di
me) ... sia più sottile e più sensuale. Mentre Elvis infila senza ritegno,
Bob da tempo alla ragazza di adattarsi. ... Voglio essere il tuo amante /
io non voglio essere il tuo padrone... canta. I treni funzionano bene come
metafore sessuali, soprattutto in poesia musicale. È possibile
accelerarli, rallentarli, è possibile rendere l’idea delle vibrazioni e
agitare o balbettare una battuta d'arresto, soffiando fischi ...
Che Dylan ami le immagini del blues è la sua ambiguità senza fine, il modo
in cui il suo simbolismo può essere girato e rigirato. In un altro filone
della tradizione blues, i treni funzionano come metafore religiose; come
nel traditional “This Train Is Bound for Glory” (memorabile la
registrazione di Sister Rosetta Tharpe nel 1935 e successivamente adattata
in una forma più laica da Woody Guthrie), nel quale i passeggeri del treno
sono tutte persone buone che stanno andando in paradiso; o il classico
gospel di Curtis Mayfield “People Get Ready”, registrato con il suo gruppo
The Impressions nel 1965 (e coverizzato più volte da Dylan) sviluppa
questa metafora ulteriormente, portando il santo treno in un viaggio di
liberazione che simboleggia la lotta dei neri e delle altre minoranze
oppresse per libertà e l’uguaglianza. In netto contrasto, nell’arrabbiato
e confuso gospel di Dylan “Slow Train” del 1979, lo “Slow Train Coming”
sembra rappresentare l'inevitabilità dell’arrivo di Armageddon e del
terribile giudizio di Dio per i malvagi. E' significativo che, in una
recente intervista alla rivista Rolling Stone, Dylan affermi che pensava
con “Tempest” di fare un album più religioso. “Volevo fare qualcosa di più
religioso. Solo che non avevo abbastanza canzoni di quel tipo. Quello che
volevo fare all’inizio erano in particolare dei canti religiosi, ma ci
vuole molta concentrazione per tirar fuori 10 volte una canzone con lo
stesso argomento". Come fa spesso nelle sue interviste, Dylan sicuramente
ci mette in testa dei nuovi dubbi. In effetti, i conflitti interiori nelle
canzoni di “Tempest” spesso raffigurano conflitti spirituali, come i vari
“crooner” che cantano le canzoni parlino della natura della felicità e
della disperazione, dell’amore e dell’odio, della crudeltà e del destino.
Ma non ci sono treni diretti verso la gloria in “Tempest”, sembra che ci
sia un Dio che si cela dietro queste canzoni, ma questo è una divinità che
è distante dagli uomini, irriconoscibile e anche terrificante. Un beffardo
e vendicativo Geova. Questi non sono canti di fede, ma canti di un tumulto
interiore che non si spreca in leziosismi spirituali, ma che parla di
prezzi pagati col sangue. Sono canzoni che affrontano chiaramente il tema
della morte. Eppure, nonostante i loro riferimenti "religiosi", queste
canzoni non lo sono affatto.
Duquesne Whistle ci prepara per la
carneficina che sta per venire con la sua scherzosa metafora servendosi di
messaggi carichi di sfida personale. Nel blues, i treni simboleggiano la
potenza sessuale, che di per sé possono anche rappresentare la sfida
contro l'ordine sociale prevalente. Da “I’m A Man” di Muddy Waters a “It’s
A Man’s Man’s World” di James Brown, i cantanti blues si sono lasciati
andare a vanti di senso sessuale, così come molti artisti rap fanno oggi.
Questa celebrazione del corpo in questo stile musicale è come una sorta di
ribellione inconscia contro i valori cristiani puritani, un modo col quale
le persone culturalmente oppresse possono esprimere il loro orgoglio di se
stessi in modo che la dichiarazione di libertà sessuale diventa una
dichiarazione della libertà stessa, il rifiuto di accettare il
collegamento tra sesso e la vergogna che era ancora dominante nella prima
metà del XX secolo, quando il blues era al suo apice. Più tardi, la
trasformazione del blues nel rock and roll ha fatto molto per accellerare
la rivoluzione sessuale della seconda metà del secolo, ed i secoli di
vergogna religiosa per il sesso sono stati spazzati via e il corpo
materialistico è stato celebrato, sia attraverso l’Elvis ultra macho, i
primi Beatles con i loro urletti “ooooh” che simulavano l’orgasmo
femminile, dei Rolling Stones che si pavoneggiavano con testi sessualmente
ambigui, o la straordinaria rappresentazione di Jimi Hendrix, con la
chitarra brandita come un organo sessuale per prendere tutta l’energia del
cosmo! ... “Scusatemi mentre io bacio il cielo" .... Così, la rivoluzione
sessuale fu inevitabilmente seguita da una rivoluzione di stili di vita e
delle opinioni politiche e sociali mondiali. Proprio nel centro di tutto
questo c’è stato lo stesso Bob Dylan, le cui canzoni sono sempre state
permeate dalla filosofia e dalle immagini del blues. Tuttavia, è
importante ricordare che anche nella cultura americana nera in sé, il
blues non è mai stato “rispettabile”'. Fu etichettato, in gran parte da
neri stessi, come “la musica del diavolo”. La grande massa dei neri
americani erano frequentatori delle chiese con grande timor di Dio, dalle
quali proveniva la ricca tradizione della musica gospel, che, nonostante
la sua evidente cristiana espressione lirica, aveva molto in comune con il
blues in termini armonici musicali. Molti cantanti blues in realtà si
alternano tra il blues e la musica “spiritual”. Questa tensione tra la
musica del Signore e la musica del Diavolo è anche ciò che eccita molto
del primo rock and roll. L'espressione sessuale estrema nella musica di
Little Richard e Jerry Lee Lewis è stata resa ancora più potente dal
doppio senso nella loro musica, Whole Lotta Shakin' Goin' On era in
qualche modo vergognoso. Questa tensione è stato anche espressa molto
potentemente in gran parte della musica country dei primi anni ‘50. La
musica di cantanti country di "poveri bianchi" di povere origini come Hank
Williams e Johnny Cash, profondamente intrise dallo spirito del blues, ma
nelle loro canzoni la tensione sessuale/religiosa era ancora più
pronunciata.
In "(I Heard That) Lonesome Whistle" di Hank Williams (registrata da Dylan
durante le sessioni per The Freewheelin' e poi eseguito da lui nel 1990),
il narratore si siede nella sua cella ascoltando il fischio del treno che
viene da di fuori, godendo nel suo senso di vergogna. Come in "Folsom
Prison Blues" di Cash , l'impostazione stessa della prigione funziona come
una sorta di metafora della repressione sessuale ed emotiva loro imposta
dalla religione convenzionale. Il fatto che entrambi i cantanti siano
chiaramente sinceri nelle loro credenze religiose non a che aumentare l'
intensità della loro situazione. Sinceramente vogliono essere liberi, ma
il fatto che sembrano davvero a credere che in realtà meritano il loro
destino rende solo le canzoni più dolorosamente strazianti.
All'inizio di ogni verso, il narratore ci implora di ascoltare il "Fischio
del 'Duquesne". Il nome Duquesne (si pronuncia "doo-Cain") si riferisce
alla città di Fort Duquesne in Pennsylvania,
il Forte Francese di Duquesne
ma la canzone fa un riferimento diretto
alla linea ferroviaria Duquesne, che attraversava cuore industriale
dell'America, da New York a Pittsburgh, dal 1930 al 1950. Carbondale, che
viene indicato anche nel primo verso, è un'altra città industriale in
Pennsylvania. La ragione principale per l'utilizzo di questi nomi sembra
essere quello di trasmettere l'idea che il treno nella canzone, come il
narratore, e' di una certa epoca. Come Dylan canta alla fine del primo
verso ... "Suona come se fosse la sua corsa finale" ... Alla fine del
secondo verso il fischio del treno è ... "Fischia come se fosse l'ultima
volta" ... Più tardi, in modo più esplicito, il fischio "Soffia come se mi
stesse uccidendo"... A un certo livello, il treno è una metafora per
prodezze sessuali del narratore. Egli è un uomo anziano, e questo può
essere la suo scappatella finale, ma non è sicuro di riuscire a fare il
botto, come si potrebbe dire. Eppure Dylan trasforma tutto questo che sta
intorno identificando anche il fischio del treno come se fosse la sua
giovane amante femminile. Nella seconda strofa, il fischio del treno è ...
"Soffia come non ha mai soffiato prima"... e così ora diventa
esplicitamente femminile. Appare alla sua "porta della camera" ansimante e
piena di lussuria: ... luce blu lampeggiante, luce rossa incandescente ...
Utilizzando una tecnica particolarmente "'Dylanesque" (a sua volta
suggerito dall'ambiguità dei modelli di riferimento in molte vecchie
canzoni blues) Dylan cambia il suo modo di riferirsi (attraverso l' uso
dei pronomi personali) passando da 'lei' a 'voi'. Ora si rivolge allla suo
amante direttamente, identificandola con chiarezza come la fonte del suo
ringiovanimento sessuale: ... "Sei l'unica cosa viva che mi fa andare
avanti / Sei come una bomba a orologeria nel mio cuore" ... Il
suggerimento sembra essere che l' energia sessuale della giovane amante
può essere così 'esplosivo' che potrebbe essergli fatale. Questo è tipico
del sé ironico, quasi grato del tono del racconto, che potrebbe essere
influenzato dal periodo tardo di molti brani di Leonard Cohen come "I'm
Your Man" in cui il narratore invecchiato sembra essere chiedeere la
carità alle giovani donne per i loro favori, in un modo che è piuttosto
ironicamente seducente. La combinazione di voce e musica qui sottolinea
questo perfettamente, con voce deliberatamente rotta e roca, la voce
"datata" di Dylan, in contrasto contro il briosi "Jitterbug" ritmi di
danza la band sta suonando.
In "Spirit On The Water" (Modern Times) Dylan aveva deliberatamente preso
in giro il suo pubblico con le linee .. "Pensi che io sia oltre la
collina, si pensi che io abbia passato la mia primavera / Fammi vedere
cosa sai fare / Possiamo avere un buon tempo saltellante... Si tratta di
una linea che trae spesso applausi dalla folla ai concerti di Dylan, che
consente loro di riconoscere che, nonostante l'avanzare degli anni, Dylan
è ancora funzionante come un artista molto creativo e stimolante. Qui,
come un modo di introdurci al mondo di Tempest, si espande questo concetto
in una canzone intera. L'album contiene molti riferimenti alla morte, ma
il suo canto introduttivo solleva allegramente il dito medio alla morte.
Co-scritto con l'ex paroliere dei Grateful Dead (come la maggior parte del
materiale di "Together Through Life") Duquesne Whistle visualizza la
precisione lirica e la destrezza di molte delle canzoni dell'album
precedente, ma aggiunge una leggerezza di tocco che è sapientemente
ingannevole. Dylan ci porta fuori strada con attenzione in questo modo.
Infatti canzoni dell'album lo vedranno successivamente scendere nella
sempre maggiore oscurità, mostrando una sorta di E.A.Poe come gusto nel
farlo. Qui Dylan lancia una bomba a orologeria a noi, che è pronta ad
esplodere. Senza mezzi termini, dichiara che, nonostante i suoi anni ormai
avanzati, questo artista è ancora freddamente motivato, articolato e
spesso molto velenoso.
http://www.chrisgregory.org/blog/PermaLink,guid,3d260e8c-653c-4081-b178-b7e21a485344.aspx
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" Duquesne Whistle: Il nuovo video da
“Tempest” ed i riferimenti sessuali
Dopo averla ascoltata, la prima cosa che uno si chiede è, “Perchè una
canzone chiamata ”Duquesne Whistle”? Che vuol dire Bob, perchè dovrei
ascoltare il fischio di Duquesne? Forse la spiegazione sta nel fatto che
(molto probabilmente) la canzone è giocata tutta sui doppi sensi, una
metafora sessuale che ha il sapore delle ultime cartucce da sparare.
Il famoso "Duquesne Whistle” era il fischio della sirena che chiamava gli
operai all’entrata al lavoro, posta forse in cima ad una delle gigantesche
ciminiere del più grande altoforno del mondo, il cosiddetto "Dorothy Six,"
che si trova a Duquesne, PA, e visto, nella fantasia popolare, (almeno in
senso freudiano), come un simbolico fallo gigantesco.
The old Duquesne's "Dorothy Six,"
Il borgo di Duquesne è stato fondato nel
1789 ed è stato incorporato in Pittsburg, Pennsylvania, nel 1891. La
Duquesne Works era una acciaieria che faceva parte della Carnegie Steel
Corporation e poi parte della U.S. Steel, era il cuore e l'anima di
Duquesne durante i suoi momenti più brillanti nel 20° secolo. Duquesne
aveva il più grande altoforno del mondo, denominato "Dorothy Six". La
popolazione della città ha raggiunto il suo massimo nel 1930, per poi
diminuire con l'inizio della deindustrializzazione nel 1960. Oggi è
rimasto solo un duro paesaggio postindustriale in rovina per abbandono).
Quindi, potenzialmente, il titolo della canzone, potrebbe far riferimento
ad una cosa che una volta era un vanto ed ora si trova in disuso, proprio
come il fallo di un vecchio uomo che ricorda i suoi tempi migliori.
" Duquesne Whistle: Il video dal nuovo album “Tempest”, inizia abbastanza
innocentemente con un giovane che cerca in tutti i modi, anche piuttosto
ingenuamente, di interessare una ragazza, in uno scenario da film muto che
diventa sempre più oscuro e violento. La canzone è un old-time Dixieland
shuffle, sembra essere riferita in un primo momento ad un treno, ma
andando avanti, a ben guardare, il testo potrebbe potrebbe fare
riferimento proprio alla ciminiera dell’altoforno più grande del mondo.
Il testo della canzone con in rosso le frasi che potrebbero essere
interpretate in modo diverso da quello che sembrano dire.
"Ascoltate quel fischio di Duquesne che soffia
Sta soffiando come se stesse andando a spazzare via il mio mondo
Io mi fermerò a Carbondale e andrò avanti
Quel treno di Duquesne mi porterà giorno e notte
Tu dici che sono un giocatore d'azzardo, dici che sono un ruffiano, ma non
sono ne l’uno ne l’altro.
Ascoltate quel fischio di Duquesne che soffia
Suona come se fosse la corsa finale".
"Tu dici che sono un giocatore d'azzardo, dici che sono un ruffiano / Ma
non sono nessuno dei due", insiste Dylan. Infatti, il testo della canzone
può essere letto come un omaggio all’ esuberante desiderio sessuale di un
impassibile vecchio di 71 anni, un tema che mescola accenni di morte con
la lussuriosa promessa di non andar troppo per il sottile. La voce di
Dylan è poco più di una raspa o un gargarismo, ma sotto il doloroso
gracchiare, ci da dentro per sottolineare che il “fischio di Duquesne
soffia ancora”, suona come se stesse annunciando l’ultima volta (la corsa
finale).
"Ascoltate quel fischio di Duquesne che soffia
Soffia come non ha mai soffiato prima
luce blu lampeggiante, luce rossa incandescente
soffia come se lei fosse alla porta della mia camera
mi sorridi attraverso lo steccato
Proprio come hai sempre sorriso prima
Ascoltate quel fischio di Duquesne che soffia
Soffia come se lei non dovesse più soffiare"
Il verbo “soffiare” potrebbe essere uno stratagemma usato in alternativa
per mascherare il vero verbo che lui vorrebbe usare.
"Non sentite quel fischio di Duquesne che soffia
Che soffia come se il cielo dovesse saltare in aria lontano
Tu sei l'unica cosa viva che mi fa andare avanti
Sei come una bomba a orologeria nel mio cuore
Sento una dolce voce chiamare delicatamente
Deve essere la madre di nostro Signore
Ascoltate quel fischio di Duquesne che soffia
Sta soffiando come se la mia donna fosse a bordo"
Il fischio continua a soffiare, come se dovesse distruggere tutto nella
sua ultima azione, lei è il motore che lo spinge, quella che lo farà
scoppiare, ma già la voce della madre di nostro Signore lo chiama
gentilmente. Sembra essere la parabola dell’antica forza che ora sembra
diventare tristezza davanti alla constatazione che l’ora della fine si sta
avvicinando.
"Ascoltate quel fischio di Duquesne che soffia
Che soffia per mandare via la mia tristezza
Tu sei un mascalzone, so esattamente dove andare a parare
Ti guiderò io stessa alla fine del giorno
Mi sveglio ogni mattina con quella donna nel mio letto
Tutti a dirmi che mi è andata alla testa
Ascoltate quel fischio di Duquesne che soffia
Soffia come se stesse uccidendomi"
Sei un mascalzone, dice lei, so esattamente cosa vuoi, lascia che ti guidi
fino alla fine. Il fischio continua a soffiare, come se volesse ucciderlo.
"Non sentite quel fischio di Duquesne che soffia?
Che soffia attraverso un altra città cattiva
Le luci della proprietà privata della mia signora riasplendono
Mi chiedo se saranno ancora intorno a me la prossima volta
Mi chiedo se questa vecchia quercia è ancora in piedi
Quella vecchia quercia, quella dove eravamo soliti arrampicarci
Ascoltatete quel fischio di Duquesne che soffia
Che soffia come se lei fosse giusta in orario"
"Ascoltate quel fischio di Duquesne che soffia / soffia come non ha mai
soffiato prima," ridacchia Dylan , prima di propinarci un'immagine sia di
virilità che di conquista sessuale. "Le luci della proprietà privata della
mia signora si accendono / mi chiedo se esse si accenderanno intorno a me
la prossima volta / Mi chiedo se questo vecchio albero di quercia è ancora
in piedi / Quella vecchia quercia che abbiamo usato per arrampicarci
(andare su di giri?)".
Indubbiamente tutta la strofa è giocata sul doppio senso, il fischio di
Duquesque sembra essere agli sgoccioli, spremuto forse per una delle
ultime volte, questa volta ce l’ho fatta a conquistare i favori della
signora (nell’originale “Lady’s Land” che potrebbe riferirsi all’organo
sessuale della donna, la proprietà privata della mia signora dice il
testo, “land” in slang può essere la proprietà privata, quindi, a buon
intenditor poche parole). Lui si chiede se ci sarà un’altra volta, si
chiede se la vecchia quercia ce la farà ancora. Questa volta è andata, ma
la prossima? Il senso sessuale sembra più che chiaro.
Il videoclip continua mostrando il giovane romantico picchiato a sangue e
gettato in una strada, mentre un impassibile Dylan, con in testa il suo
immancabile cappello, alla testa di una specie di gang urbana, lo scavalca
con indifferenza senza nemmeno guardarlo. "Mi sveglio ogni mattina con
quella donna nel mio letto / Tutti mi dicono che mi è andata alla testa."
Ci si aspetta quasi di vedere la scena finale del film di Hitchcock
“Intrigo internazionale”, quando il treno sta per entrare nel tunnel,
metafora della penetrazione finale. Dylan è passato da "Blowin' in the
wind" a " Duquesne Whistle". Pensandoci bene, la pioggia non è l'unica
cosa dura che cadrà.
Naturalmente tutto questo potrebbe essere solo una bizzarra ipotesi
interpretativa della canzone, mentre il significato del testo potrebbe
anche essere totalmente diverso. Comunque, giusta o sbagliata, questa è
l'ipotesi che sembra andare per la maggiore al momento in America.
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